Giorgia Fortuni CNA: dobbiamo ridare valore alla professione di gommista
Tra i mille problemi che si trovano ad affrontare le officine, uno è quello del personale, che è difficile trovare e soprattutto trattenere in azienda. A sollevare la questione è Giorgia Fortuni, gommista padovana e rappresentante del settore in CNA.
“Il problema è la percezione del lavoro di gommista e non tanto da parte dei ragazzi, che mi capita di incontrare nelle scuole, quanto da parte delle famiglie”, dice Fortuni. “Purtroppo, le famiglie e le persone in generale, si sono fatte l’idea che trovare un impiego presso un gommista o un artigiano sia un lavoro di serie B. Ma non è così e, soprattutto adesso, che vediamo molte grosse aziende in difficoltà, varrebbe la pena di rivalutare questa professione, perché piccolo è bello, lo stipendio è adeguato e il lavoro sempre più professionale e interessante”.
L’imprenditrice padovana, che ha anche due figli, spiega che gli strumenti per motivare i ragazzi a rimanere in azienda ci sono e che la categoria dovrebbe sfruttare meglio il Welfare e le varie leggi che offrono incentivi come, ad esempio, i buoni pasto, ma non solo. Un consiglio importante, che vorrei dare ai colleghi, è di fare ai dipendenti il fondo pensione invece di tenere il TFR in azienda, perché versare trimestralmente una piccola cifra evita il problema di liquidare il TFR dopo magari 8-10 anni di collaborazione. E poi c’è la solidità delle imprese del settore, che molto spesso si tramandano da generazioni, a dimostrazione del valore del business, ma anche del rapporto di fiducia creato con i clienti, che affidano la propria sicurezza nelle mani di un professionista.
Ciò nonostante, l’anno scorso l’attività che Fortuni e il marito gestiscono ha dovuto chiudere una sede per mancanza di personale. “Ci siamo trovati a dicembre – racconta – senza il responsabile tecnico di una sede e con la stanchezza della stagione appena terminata sulle spalle, per cui abbiamo dovuto decidere dove concentrare le nostre forze. E’ stata una sconfitta. Ma, d’altronde, sono anni che i dipendenti vanno e vengono. Dobbiamo ammettere che nel settore c’è un problema di personale e dobbiamo cercare delle soluzioni. Anche perché la demografia non ci aiuta e, ultimamente, nella testa della gente sta cambiando il modo di approcciarsi al mondo del lavoro. Bisogna esserne consapevoli e bisogna capire dove possiamo migliorare noi. Ci vuole un po’ di cultura e di amore per quello che facciamo”.
La diffusione dei pneumatici all season ha contribuito inoltre significativamente a ridurre la stagionalità della professione, che nel caso dei gommisti puri rendeva complicato impiegare i dipendenti tutto l’anno. “Il pneumatico quattro stagioni ci sta portando a distribuire il lavoro in maniera più umana, perch avere solo 50 giorni per cambiare le gomme era davvero dura“, spiega Fortuni. “Inoltre quasi tutti i gommisti si stanno oggi orientando al multiservice, integrando la meccanica”.
Per la responsabile dei gommisti di CNA, dunque, gommista è bello, anche perché con il cliente si crea un rapporto di fiducia che continua nel tempo. “I ragazzi – dice – sono a contatto diretto con i clienti, che spesso affidano la macchina direttamente a loro, perché li conoscono, ci hanno già parlato e si fidano. Anche per i clienti è importante trovare le stesse persone, che conoscono la loro macchina, le loro abitudini e le loro esigenze. Sono piccole cose, ma importanti per il cliente, che si fida del consiglio del gommista, perché solo il gommista è in grado di distinguere, ad esempio, chi ha veramente bisogno del pneumatico invernale ed è solo lui, che può spiegare al cliente che la stessa gomma non va bene per tutti e, in questo modo, fa cultura e guadagna in reputazione e affidabilità”.