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Michelin e l’approccio alla gestione sostenibile dei pneumatici

Con un evento da Ferdy Wild, il famoso agriturismo della Val Brembana che a novembre ha ottenuto la Stella Verde della Guida Michelin 2024, riconoscimento che premia le realtà gastronomiche che pongono particolare attenzione all’ambiente e alla gestione sostenibile dell’attività, Michelin ha consegnato a 34 flotte l’Attestato per la gestione sostenibile dei pneumatici. Silvia Vergani, Direttrice Marketing di Michelin Italia, ha presentato l’attestato durante la giornata e raccontato come sta crescendo questa particolare iniziativa.

“Questo è il quarto anno che presentiamo l’attestato, nato nel 2021 per mettere in evidenza un valore, dando visibilità a tutte quelle aziende di trasporto che già si orientavano verso una mobilità più sostenibile. Da allora l’abbiamo proposto ogni anno con l’intenzione di ispirare altri operatori del trasporto su gomma a intraprendere questo percorso, perchè una gestione sostenibile dei pneumatici genera vantaggi per l’ambiente e per l’economia.”

Che novità c’erano per l’Attestato 2025?

L’attestato 2025 presenta alcune novità interessanti. La prima di queste è che è stato allargato il perimetro della tipologia di aziende presenti nel panel dell’attestato: precedentemente erano presenti quasi solamente aziende del trasporto merci, la categoria preponderante sul mercato, e anche quella più sensibile e sollecitata dalla committenza per quanto riguarda la sostenibilità. Quest’anno Michelin ha aggiunto anche il trasporto persone e le aziende che operano nel segmento cava-cantiere. La seconda novità del 2024 è quella relativa alla tipologia di relazione con il mondo Michelin: se prima la casa francese si limitava solamente alle flotte che avevano firmato un contratto di servizio con il reparto Servizio e Soluzioni, dal 2024 sono incluse anche le flotte che affidano la gestione del parco pneumatici alla rete di distribuzione Euromaster e anche le flotte che, invece, gestiscono il parco pneumatici in autonomia, ovviamente sempre visitate dai rappresentanti sul territorio Michelin.

Ultima, ma assolutamente non per importanza, è la novità che l’attestato si arricchisce della certificazione da parte di DEKRA, ente che si occupa di testing, ispezione e certificazioni, in particolare in ambito automotive. Dekra ha certificato il metodo di costruzione dell’attestato e che i dati che le flotte rilasciano siano veritieri, tramite degli audit che l’ente fa presso le flotte. Questo aggiunge ufficialità e oggettività all’attestato. Tra l’altro Dekra ha un accordo che riguarda tutti i paesi in Europa: il progetto, infatti, è partito in Italia, ma si è allargato a Francia, Benelux, Spagna e Portogallo, Polonia e Germania. Per ognuno di questi paesi il metodo di calcolo alla base dell’attestato è stato reso identico ed è ora avvalorato da DEKRA. Questo ha comportato, tra le altre cose, un innalzamento delle soglie per il mercato italiano, che sono diventate più sfidanti per le flotte. Per esempio, in alcuni degli altri paesi dove è presente l’attestato la riscolpitura è molto più diffusa che non in Italia, e la dimensione media delle flotte è diversa, quindi è anche più facile organizzare il fermo dei mezzi per far sì che si possa organizzare la riscolpitura o la ricostruzione dei pneumatici.

Quali sono i criteri per ottenere l’attestato?

Il metodo di calcolo si basa su una soglia minima del 10% di riscolpitura e 30% di ricostruito nell’anno di analisi.

Tra i premiati, come si collocanno le percentuali?

Le flotte che seguiamo noi come Servizi e Soluzioni per la ricostruzione normalmente arrivano anche a un 50% di utilizzo di pneumatici ricostruiti e per la riscolpitura circa un 15%. Il doppio traguardo del 10 – 30% per ricevere l’attestato, per quel che riguarda il mercato italiano, è molto ambizioso. In Italia sono poche le aziende che riscolpiscono: si tratta in realtà di un’operazione molto semplice, con benefici immediati, ma spesso trascurata.

Che vantaggi genera l’attestato?

L’Attestato per la gestione sostenibile dei pneumatici genera vantaggi concreti per le flotte, sia in termini di sostenibilità che per l’economia. Inoltre, non si può non considerare la differenziazione che le flotte ottengono grazie all’attestato, nei confronti invece di aziende di trasporto un po’ meno sensibili a questo argomento.

Per quel che riguarda la sostenibilità, immaginiamo che per ogni pneumatico immesso sul mercato italiano si applichi il metodo che noi utilizziamo per costruire l’attestato. In Italia vengono venduti sul mercato 1,9 milioni di pneumatici. Se per ognuno di questi l’attestato fosse applicato, abbiamo stimato che potremmo generare un risparmio di quasi 30.000 tonnellate di materie prime. Sostanzialmente le stesse tonnellate che servono per produrre 450.000 pneumatici. Quindi di fatto consumeremmo un quarto in meno di materie ogni anno per consentire all’autotrasporto di circolare.

Certo, questa è una situazione idilliaca. Nel caso reale, invece, si parla di un panel di 110 aziende di trasporto che possiedono 30.000 vincoli. Di queste, 34 superano le soglie dall’attestato e lo conseguono. Quindi abbiamo 34 aziende per un numero complessivo di quasi 11 mila veicoli che, grazie alla gestione sostenibile dei pneumatici, consentono di risparmiare 1.388 tonnellate di materia prima, pari a quasi 20.000 pneumatici, e quasi 4.000 tonnellate di CO2 che corrispondono a 40 voli della tratta Milano New York. Questi sono dati reali.

Per quel che riguarda l’economia, i quasi 11.000 veicoli delle 34 aziende che hanno ottenuto l’attestato hanno percorso mediamente 90.000 km nel 2024. Quando si effettua un’operazione di riscolpitura sul battistrada dei pneumatici autocarro, questa operazione consente di risparmiare circa 2 litri di carburante ogni 100 km percorsi. Di conseguenza, se impostiamo un’equazione, considerando il numero di veicoli, il chilometraggio medio, il tasso di riscolpitura previsto, che è il 10%, e moltiplichiamo il tutto per il costo del carburante che abbiamo ipotizzato a 1,7 euro al litro, otteniamo un risparmio per ogni veicolo di 300 euro l’anno in termini di costo carburante. Per ogni azienda, la stima del risparmio è di quasi 100 mila euro l’anno, un dato francamente non trascurabile, soprattutto considerando i margini ristretti con cui opera il trasporto. E questo considerando solo la riscolpitura e non la ricostruzione: bisogna ricordare che il costo di un pneumatico ricostruito è in media il 60% del prezzo di un pneumatico nuovo equivalente.

Come stanno cambiando le flotte?

Siamo effettivamente partiti, come dicevamo, da flotte più grandi che avevano una relazione con noi, perché era più semplice avere i dati misurare, controllare, capire cosa stesse succedendo. Queste flotte che negli anni hanno magari ricevuto più di una volta l’attestato, sono molto contente di questo riconoscimento, spesso lo comunicano sui loro siti web, sui loro social, perché di fatto questo attestato consente loro di ottenere una certa visibilità nei confronti della committenza.

Noi siamo partiti dalle flotte che sapevamo già essere orientate verso la ricostruzione, perché avrebbe avuto poco senso contattare chi non crede in questa filosofia, non avrebbe comunque ottenuto l’attestato.

Ma questo ha fatto sì che anche altre flotte iniziassero a dimostrarsi interessate: abbiamo notato una crescita di interesse anche da parte di altre realtà e, infatti, tra le premiate ci sono flotte che gestiscono da sole il proprio parco pneumatici. In ogni caso, solitamente più è grande la flotta, maggiore è la sensibilità verso questi argomenti.

In futuro avrà valore questo attestato in termini di ESG?

Io spero di sì, tante flotte di trasporto iniziano a depositare il bilancio di sostenibilità, per cui questo è un documento che, se vogliono, possono allegare. Certo, non è un certificato ISO, ma è un attestato che riguarda il mondo del pneumatico, per cui io penso che possa essere utilizzato. E’ stata sopratutto la committenza, ormai 4-5 anni fa, a richiedere il bilancio di sostenibilità e questo ha fatto si che le aziende di trasporto iniziassero a pensare a questo argomento con maggior interesse. Quello che è sicuro è che questo attestato ha indotto molte aziende a migliorare le sue performance e questo è sicuramente un aspetto positivo.

Quali sono i principali dubbi delle flotte circa riscolpitura e ricostruzione?

Sono principalmente due i fattori che rendono difficile la crescita di queste iniziative. Il primo riguarda pratiche del secolo scorso: c’erano tantissimi ricostruttori in Italia che non si interessavano come avrebbero dovuto alla qualità del prodotto ricostruito che vendevano sul mercato. Questo ha fatto sì che man mano le flotte si orientassero più verso prodotti nuovi, perdendo un po’ di fiducia nel ricostruito. Oggi tante di queste aziende hanno chiuso e il controllo qualità è notevolmente migliorato. Michelin ha una rete di ricostruttori a freddo sul territorio italiano di 11 aziende che si occupano di fornire questo servizio. Controlliamo costantemente e scrupolosamente la qualità del prodotto per garantire che il pneumatico ricostruito offra le stesse caratteristiche di performance e sicurezza di un pneumatico nuovo.

Il secondo problema è che ovviamente il ciclo che riguarda il pneumatico ricostruito è complesso per un’azienda di trasporto: smontare il pneumatico, inviarlo a Michelin, ricostruirlo, rispedirlo al gommista e montarlo sono tutte operazioni che necessitano di tempo, molto di più rispetto al comprare un pneumatico nuovo. E’ necessaria una certa capacità di organizzazione e programmazione tipica delle grandi flotte, mentre la loro mancanza può diventare un freno alla sviluppo del mercato.

Per il futuro sono previsti ulteriori sviluppi?

Per il futuro sicuramente vogliamo continuare ad allargare questo messaggio, che per noi non è assolutamente commerciale. Noi di fatto cerchiamo di misurare l’effetto benefico per l’ambiente. Oltre a questo, lo sviluppo più importante finora è stato sicuramente quello di aver inglobato DEKRA, per noi una grandissima innovazione che porta oggettività e ufficialità all’attestato. Adesso l’obiettivo è quindi vedere cosa succede nel corso dell’anno in casa delle aziende che hanno ricevuto questo attestato, capire se per loro l’immagine migliora ulteriormente, per poi continuare a farlo crescere e a migliorarlo.

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