Battuta d’arresto per i costruttori italiani di macchine, attrezzature e stampi per plastica e gomma
Il preconsuntivo 2024 elaborato dal Centro Studi Amaplast-MECS indica un calo di circa nove punti percentuali nella produzione italiana di macchine per plastica e gomma, il cui valore è stimato a 4,35 miliardi di euro. Tale dinamica riflette quella attesa per le esportazioni – storico motore del comparto, il cui trend si è via via indebolito nel corso dell’anno, pur in misura minore rispetto ad altri settori industriali e ad altri competitor internazionali – che dovrebbero fermarsi a 3,25 miliardi.
Le importazioni, invece, potrebbero chiudere l’anno con un calo più consistente, nell’ordine del -15%, alla luce di una domanda interna davvero debole. Del resto, il rimbalzo post-pandemico, progressivamente cresciuto nel triennio 2021-2023, sostenuto anche dagli incentivi fiscali, difficilmente avrebbe potuto protrarsi oltre. Peraltro, la definizione delle modalità di implementazione delle misure previste dal piano Transizione 5.0 ha richiesto tempi lunghi, causando una sospensione degli investimenti da parte dei clienti italiani. Anche il rallentamento dell’automotive preoccupa non poco le imprese, soprattutto perché sta condizionando pesantemente diversi mercati europei, primo fra tutti quello tedesco, storico partner commerciale del nostro Paese. Le incognite economiche e geopolitiche del contesto internazionale non si limitano a impattare le destinazioni più prossime ma caratterizzano anche quelle lontane ma comunque di riferimento per le aziende costruttrici di macchine per plastica e gomma.
Infatti, l’analisi dei flussi dell’export – rilevati da ISTAT e riferiti al periodo gennaio-settembre 2024 – evidenzia come l’Europa, pur confermandosi primo quadrante di sbocco del Made in Italy di settore, perda cinque punti di valore complessivo, risultato che rispecchia l’andamento mostrato dall’ambito UE, in cui pesano gli arretramenti di mercati importanti quali Spagna e Polonia (mentre, paradossalmente, nel complesso tengono ancora le vendite italiane ai trasformatori tedeschi). Calo ancora maggiore per le forniture verso la CSI, che si dimezzano in funzione soprattutto di un crollo del flusso verso la Russia dove, perdurando l’embargo per i macchinari del settore, i concorrenti cinesi stanno sottraendo quote di mercato. Al contrario, si osserva un aumento dell’export in diverse destinazioni non-UE, in particolare Turchia e Regno Unito.
In media, risulta poco dinamico il trend delle esportazioni verso le Americhe: nel quadrante nord procede ancora bene il Messico mentre rallentano gli Stati Uniti e, nell’area a sud, tirano le vendite al Brasile ma in misura non sufficiente a controbilanciare l’arretramento di quelle a diversi altri partner storici quali l’Argentina, il Perù, il Cile. A conferma dell’interesse per il mercato messicano, che rappresenta anche un ponte verso gli altri dell’area, in collaborazione con l’Associazione delle macchine utensili UCIMU, è stato recentemente costituito un nuovo Desk, denominato Oficina Italiana de Promoción México, che supporterà le imprese nelle loro attività commerciali.
Il comparto asiatico mostra un andamento decisamente positivo, soprattutto per quanto riguarda il Far East, dove spicca la forte accelerazione delle forniture in Cina (il cui valore, però è decisamente più contenuto di quello mediamente realizzato dalla Germania), nonostante le difficoltà dell’economia locale, ma anche in India, Tailandia, Indonesia, solo per citare i mercati più rilevanti.
Accelerano le vendite in Medio Oriente, in funzione di una domanda vivace da Emirati Arabi Uniti e Israele (ma rallentata dall’Arabia Saudita).
Per quanto riguarda l’Africa, si osserva una forte dicotomia tra le due macro-aree di riferimento: flussi fortemente incrementati verso il sub-Sahara (più che raddoppiate le forniture al Sudafrica ma anche picchi di commesse in Camerun, Angola, Tanzania) a fronte di un ripiego di quelli verso i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, con l’unica eccezione positiva del Marocco; non a caso, insieme all’Algeria (che però soffre di altre problematiche), è l’unico Paese non travolto dalla cosiddetta Primavera Araba.
“Quanto al 2025, non è semplice fare previsioni – dichiara Massimo Margaglione, Presidente Amaplast –. La capacità dei costruttori italiani di tecnologia per plastica e gomma di adattarsi ai mutamenti dei mercati e proporre soluzioni tecnologicamente avanzate e flessibili deve fare i conti con la crescente complessità degli scenari mondiali. A oggi è ipotizzabile un modesto rimbalzo, con il ritorno al segno positivo dei principali indicatori di settore, nell’ordine di uno-due punti percentuali. L’auspicio è quello di una più decisa ripresa del mercato domestico, grazie a una efficace introduzione dei provvedimenti di Transizione 5.0, con l’adozione di tutte quelle misure indicate dalle direttive europee per la sostenibilità e il risparmio energetico nei processi produttivi. Tuttavia, un quadro più preciso si potrà delineare solo trascorsi i primi mesi dell’anno.”
Sostenibilità e risparmio energetico che rappresenteranno il nucleo portante della seconda edizione della mostra-convegno GreenPlast, organizzata dalla società di servizi di Amaplast (Promaplast srl), in programma dal 27 al 30 maggio 2025, presso il quartiere espositivo di Fiera Milano a Rho-Pero. Accanto alla sessione espositiva – con aziende dell’intera filiera della plastica e della gomma, dai materiali ai macchinari, dai processi ai servizi – quella convegnistica, coordinata da AMI-Applied Market Information, affronterà aspetti chiave come la gestione dei rifiuti plastici, il riciclo meccanico e chimico, l’efficienza energetica di macchinari e processi, le bioplastiche ma non solo.