La necessità di incentivi alla manutenzione auto, gli accumuli di PFU e la pirolisi – intervista al Direttore Assogomma Bertolotti
A margine della presentazione dei dati di Vacanze Sicure 2024, abbiamo incontrato Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma, che ci ha parlato di diversi temi: il legame tra i problemi economici degli italiani e la mancanza di manutenzione delle auto, il Registro nazionale dei produttori e degli importatori di pneumatici e gli accumuli di PFU, oltre a nuovi possibili metodi per riciclarli.
I dati esposti da Vacanze Sicure non sono incoraggianti, anzi.
I dati parlano da soli: ci troviamo di fronte a numeri in continua crescita ed è anche evidente che questa è una questione di portafoglio. Non è più un problema di mancanza di sensibilità come in passato: oggi gli italiani sono consapevoli dell’importanza dei pneumatici per quel che riguarda la sicurezza, ma non fanno manutenzione alle loro auto perché banalmente non hanno la disponibilità economica per farlo.
Siamo a questo punto: le persone scelgono in base alle proprie necessità più impellenti, alle priorità, perché non ci sono i soldi per tutto: davanti al bivio tra comprare i pneumatici nuovi o portare i figli al mare 3 giorni, come si può scegliere?
Qual è la soluzione di fronte a questo problema?
Chi sta al Governo deve capire che il veicolo è un elemento di necessità: non tutti abitano in centro a Milano. Chi abita in provincia deve avere un’auto, i mezzi pubblici sono inesistenti. Se non si ha disponibilità economica, non si cambia l’auto, che invecchia, e non si fa manutenzione all’auto, mettendo in pericolo se stessi e gli altri. Il bilancio di questo fine settimana parla da solo: decine di morti per le strade.
Proprio in questi anni, inoltre, i Governi stanno puntando grandi investimenti sul Green e sulla riduzione di emissioni di CO2, spingendo verso l’acquisti di auto meno inquinanti. Per ridurre le emissioni, i produttori di auto e pneumatici realizzano prodotti iper tecnologici, con sforzi straordinari che vengono resi vani dopo appena due anni al primo cambio gomme, vanificando di fatto i grossi investimenti a monte.
Servono incentivi – cospicui – per la manutenzione delle auto, nel nostro caso legandoli come diciamo da anni all’acquisto di pneumatici con valori di etichettatura migliori. Serve che il Governo capisca la realtà dei fatti: non servono incentivi per auto elettriche da oltre 50.000 euro, serve dare una mano ai lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese con la Panda di 20 anni e 200mila chilometri.
A che punto siamo con il Registro nazionale dei produttori e degli importatori di pneumatici?
Il Decreto che istituisce il Registro è stato pubblicato, ora stiamo aspettando una convocazione per fare le prime valutazioni. Vediamo il Decreto e il Registro con grande favore e lo consideriamo come un risultato delle attività che sono state svolte: una volta a regime consentirà a tutti di avere un riferimento, un numero di riconoscimento univoco cioè, del singolo soggetto produttore-importatore che dovrà essere riportato in tutti i documenti commerciali e consentirà un immediato controllo del soggetto stesso.
In questo momento ci troviamo al punto in cui c’è il Decreto ma è di fatto non operativo perché si aspetta che venga pubblicata sul sito la comunicazione dalla quale decorreranno i 60 giorni per effettuare l’iscrizione al Registro stesso. Abbiamo chiesto al Ministero che prima della pubblicazione della comunicazione ci sia una riunione con tutti i soggetti interessati, in modo tale da affrontare i vari dubbi operativi tenendo conto dei tempi necessari per la loro risoluzione.
Questo Registro dovrebbe andare a risolvere un’altra criticità attuale: quella relativa ai PFU.
Si, e anche in questo caso deve essere chiaro un punto: la filiera dei pneumatici si sta occupando di questo problema. E’ stato istituito un gruppo di lavoro per gestire le criticità degli accumuli di PFU. A breve, prima delle vacanze estive, dovremmo avere i primi risultati.
Questo gruppo di lavoro ha preso iniziative per appurare se queste lamentate criticità esistono, dove sono, in cosa si sostanziano e come risolverle. Come Assogomma abbiamo dato la disponibilità per conto di alcune forme associate di gestione e alcuni sistemi individuali di istituire un extra target del 10% da destinare alle situazioni di criticità. Non è poca cosa! Stiamo parlando di 40.000 tonnellate in più all’anno, che genereranno costi aggiuntivi per 10/12 milioni di euro.
Bisogna però sempre ricordare che la filiera dei pneumatici, nonostante alcune situazioni non perfette, rimane una delle più virtuose nel mondo dei rifiuti. I numeri ufficiali sono chiari: tanto viene immesso, tanto viene ritirato. Il problema delle eccedenze di PFU a terra è in gran parte generato dal nero ma non solo: questo fenomeno è stimabile al massimo nel 10% circa dell’immesso che, come detto, vale circa 40mila tonnellate. L’auspicio è che il Registro nazionale e le altre attività messe in campo contribuiscano a ridurre il problema, altrimenti chi di dovere prenderà decisioni di natura completamente diversa.
Bisogna dimensionare il problema così da avere contezza che la situazione lamentata sia quella reale: qualcuno, e sono in tanti, ha dubbi sulle dimensioni del problema. E’ come dire che fuori si muore di caldo: qualcuno dice che ci son 60 gradi, altri 40, altri 30. Servono riferimenti chiari, che vanno ben oltre le proteste e poi agire di conseguenza: attenzione a non esagerare sconfinando nel reato di procurato allarme. Stiamo lavorando nell’interesse di tutta la filiera.
Sempre parlando di PFU, all’estero si parla molto di pirolisi per generare nero di carbonio e olio. Può essere una soluzione per smaltire i pneumatici fuori uso anche in Italia?
E’ una possibilità che con il passare del tempo si fa sempre più concreta anche in Italia e la stiamo già seguendo con interesse. Dal 1 luglio, inoltre, sono entrate in vigore restrizioni alle importazioni di carbon black vergine dalla Russia e Bielorussia, importazioni che rappresentano circa il 37% del consumo europeo e questo rende la pirolisi ancora più interessante perché bisogna trovare fonti alternative per produrre nero di carbonio.
La materia ambientale è regolata in Italia da normative sia nazionali che locali (vedi Regioni). A queste vanno aggiunti i provvedimenti di natura europea. Va da sé che non sempre ci sia un pieno allineamento che invece si deve perseguire nell’interesse delle industrie. E’ complicato, ma ci stiamo lavorando perché questa è una delle soluzioni più promettenti all’orizzonte, così come lo è quella dell’impiego del polverino nei manti stradali. Anche in questo caso, siamo alla vigilia di una novità molto importante.