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PFU: i consorzi associati ad Assogomma scrivono al Ministero dell’Ambiente – ok all’extra target, ma servono modifiche al DM182

La settimana scorsa Assogomma, per conto dei Consorzi associati (Ecopneus, Ecotyre, Gruppo Innovando e TyreCobat), ha inviato una lettera al ministero dell’Ambiente in merito alle criticità e ai ritardi nella raccolta e gestione dei Pneumatici Fuori Uso. Abbiamo parlato con Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma, per capire quali siano i temi affrontati nella lettera, in un periodo molto critico per quel che riguarda i PFU.

“Assogomma, come noto, rappresenta i produttori di pneumatici, ma anche i consorzi, chiamati anche forme associate e sistemi individuali di gestione, che si occupano del ritiro e dello smaltimento dei pneumatici fuori uso. Stiamo parlando di decine e decine di soggetti autorizzati dal Ministero. I Consorzi anzidetti rappresentano una quota più che significativa dell’intero mercato di raccolta e smaltimento pari a ben oltre l’80% del totale” ha affermato Bertolotti.

In quale contesto è stata inviata questa lettera?

Assistiamo ad un aumento delle tensioni sul punto vendita dovute ai ritardi nel ritiro del materiale. Questi ritardi sono dovuti a una serie di ragioni diverse, ma è evidente che la prima è il mancato pagamento del contributo PFU, oltre ad irregolarità di diversa natura rispetto a quanto previsto dal decreto.

Siamo convinti che le nostre aziende associate rispettino scrupolosamente le leggi, ma è evidente che non tutti sono così ligi. Visto il primario standing e con spirito di servizio, si è deciso anche questa volta di farci carico dei problemi generati da altri, avviando il recupero di un quantitativo superiore all’immesso: parliamo di un extra target di circa 40.000 tonnellate, il 10% dell’immesso annuo nel mercato italiano.

Un extra target notevole?

Certo ed è una disponibilità che non piace né ai consorzi, né ai produttori di pneumatici e nemmeno ai rivenditori perché genererà un aumento dei costi.  Insomma, non piace a nessuno della filiera, una filiera che è sana e che raccoglie praticamente tutto l’immesso. Anzi, secondo i dati del Ministero, nel 2023 è stato raccolto un quantitativo leggermente superiore all’immesso. E quindi come mai c’è questo problema? Evidentemente, perché l’immesso dichiarato non è il 100% dell’immesso reale. Pertanto, Ecopneus, Ecotyre, Gruppo Innovando e Tyre Cobat hanno dato la loro disponibilità al Ministero affinché sia previsto obbligatoriamente per tutti, e ripartito in quota parte per ciascun consorzio, questo extra target.

Ci sono condizioni poste per questa raccolta straordinaria?

Abbiamo chiesto al Ministero che questa raccolta sia accompagnata da un’attività di controllo lungo tutta la filiera, a partire dal “sistema dei consorzi” e senza escludere nessuno. E’ necessario ricreare una situazione di legalità. Abbiamo anche chiesto che, parallelamente, sia avviata un’analisi per verificare dove si trovino questi pneumatici che giacciono da diverso tempo in attesa di recupero. Dove sono? Chi li detiene? In che quantità? Da quanto tempo?

L’obiettivo è avere una mappatura. Dopo la conclusione di questa indagine condotta dal Ministero sui soggetti che segnalano seri problemi, le informazioni dovranno essere analizzate da tutte le associazioni di rappresentanza. Parlo di Assogomma, Federpneus, CNA, Confartigianato, le associazioni dei raccoglitori, dei demolitori e via dicendo. Tutto questo è fatto con l’obiettivo di avere il quadro della situazione, il più chiaro possibile, per poi capire come risolvere o ridurre le situazioni di criticità. Questo dovrebbe avvenire con effetto immediato, in vista dei cambi stagionali.

Un altro aspetto su cui occorre spingere è il registro nazionale dei soggetti obbligati. Il Decreto 182 prevedeva già a partire dall’inizio la costituzione di questo registro, che in sostanza è un elenco dei soggetti obbligati ovverossia produttori e importatori di pneumatici nonchè forme associate e sistemi di gestione.  Purtroppo, ad oggi, questo registro non è ancora operativo. Tuttavia, il Ministero dell’Ambiente ha creato da circa un anno la BIP, una banca dati pubblica, presente sul sito ministeriale dove sono riportati questi soggetti.

Pertanto, già oggi chi compra pneumatici e vuole controllare se il venditore è a norma di legge può verificare se è presente in questa banca dati. Se il venditore non è presente nell’elenco, è possibile che ci sia qualcosa di irregolare che andrebbe segnalata al Ministero. Speriamo che questa banca dati dia presto luogo al registro nazionale dei soggetti obbligati. Una volta che il registro sarà operativo, avremo a disposizione uno strumento che aiuterà ad acquistare pneumatici in maniera consapevole e legale, contribuendo alla riduzione delle diverse criticità.

Sono previste altre iniziative?

Si, non ci fermiamo al breve termine, ma guardiamo anche al medio termine. Il Ministero sta raccogliendo segnalazioni per effettuare modifiche al DM182. Assogomma ha segnalato due priorità assolute.

La prima è che il Decreto prevede che un soggetto autorizzato raccolga da un lato almeno 200 tonnellate annue e dall’altro svolga un’attività continuativa e puntuale su tutto il territorio nazionale. Questi due assunti di base sono tra loro incoerenti: considerando che in Italia abbiamo 110 provincie e che un camion carica circa 3 tonnellate di PFU, significa non riuscire a coprire il territorio italiano nemmeno con un camion all’anno per ogni provincia. Per Assogomma occorre, quindi, assolutamente cambiare la soglia, aumentandola in maniera più che significativa: chiediamo l’innalzamento a 10.000 tonnellate, in maniera tale che ciascuna realtà possa effettuare mediamente almeno un paio di ritiri al mese per provincia.

La seconda è che oggi il Decreto prevede che le quantità di pneumatici immessi vengano ritirate in funzione di determinate macroaree. In Italia abbiamo 9 macroaree, come ad esempio la A1 per la quale è prevista una quota pari all’11% dell’immesso. Questa zona contiene Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. Dato che il Decreto non prevede delle sotto quote per regione è possibile rispettare la norma di legge anche effettuando ritiri solo in Piemonte, o addirittura nel torinese, dimenticando le altre zone più critiche. Questo deve cambiare! E’ necessario che tutti vadano a ritirare in tutte le zone d’Italia in maniera proporzionale.  Basterebbe, per continuare l’esempio, che l’11% fosse diviso in 1% in Val d’Aosta, 3% in Liguria e 7% in Piemonte, con le opportune necessarie tolleranze.

Se tutte queste modifiche fossero implementate vi riterrete soddisfatti?

Si, ma senza dimenticare l’azione di controllo sul mercato. Nel caso di irregolarità bisogna sanzionare fino ad arrivare al ritiro delle autorizzazioni per le irregolarità più gravi. Con queste modifiche crediamo che si possa ottenere un effetto positivo anche sulle vendite online.

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