Mercato

Marangoni: trasferiamo il know how della ricostruzione nei software

Se in termini di automazione industriale molto, se non tutto, è stato fatto per rendere la ricostruzione più efficiente ed efficace, nel campo della digitalizzazione si potrebbe fare la differenza. E’ l’opinione di Vittorio Marangoni, presidente del Gruppo Marangoni, che, tra i progetti in corso, sta seguendo anche la digitalizzazione delle competenze.

La difficoltà di reperire personale, in generale, e l’impossibilità di trovarne di già specializzato, nel settore, farebbero pensare alla formazione o all’accompagnamento al lavoro da parte di operatori senior, come soluzioni. Ma la realtà è che la ricostruzione e forse, più in generale, le professioni operative nel mondo dei pneumatici non hanno un grande appeal nei giovani e anche gli imprenditori, con il passaggio generazionale, tendono ad abbandonare l’attività. Perché? Perché la ricostruzione è un’attività complessa.

“Il grande tema del mismatching tra offerta e domanda nel mondo del lavoro sta diventando un problema serio nella ricostruzione: non troviamo personale, meno che meno specializzato e, anche quando lo troviamo, non c’è la volontà di imparare un mestiere che non ha più un grande appeal”, sottolinea Vittorio Marangoni. Serve una soluzione, non solo per il Gruppo Marangoni, ma per l’intero settore della ricostruzione, in tutto il mondo.

“Visto che siamo rimasti tra gli ultimi ad avere un forte know how nel settore, – continua Marangoni – abbiamo deciso di trasferirlo all’interno degli algoritmi dei software, utilizzando le tecnologie innovative, come machine learning, reti neurali o intelligenza artificiale, per trasferire, quanto più possibile, la conoscenza specifica all’interno della macchina e non dipendere dall’operatore con esperienza, che sta per andare in pensione, portando con sé il know how.”

La vocazione del Gruppo Marangoni è sempre più verticalizzata nella ricostruzione, con prodotti, macchinari e sistemi lungo tutto l’arco della filiera, per cui la visione delle necessità e dei trend del settore è estremamente nitida. Se il know how rischia di andare perduto, è indispensabile trasferirlo nei macchinari.

“Nel pacchetto macchinari che offriamo, vogliamo inserire anche delle soluzioni tecnologiche, che permettano a nostri attuali clienti o a chi si approccia a questo settore di poter beneficiare da subito di queste competenze, a vantaggio anche della qualità del prodotto finale”, spiega il presidente di Gruppo Marangoni. Il risultato, infatti, della digitalizzazione e standardizzazione dei processi e delle procedure è sì rendere più facilmente accessibile l’attività della ricostruzione, ma anche ridurre i tassi di difettosità. “Grazie alla digitalizzazione del know how possiamo ricostruire gomme che hanno un tasso di difettosità più basso del nuovo e questo è fondamentale, perché il mercato non perdona”, aggiunge Marangoni. “Per superare la cattiva nomea del ricostruito, bisogna lavorare sulla qualità, standardizzandola e garantendola. Solo trasferendo le competenze all’interno delle macchine, potremo garantire che la ricostruzione si diffonda nei mercati, mantenendo uno standard qualitativo elevato.”

Per Vittorio Marangoni, il ricostruito non ha solo un passato, a cui si tende spesso a guardare, ma ha soprattutto un futuro, in linea con la sempre più diffusa e necessaria sensibilità all’ecologia e all’economica circolare.

Un altro fondamentale vantaggio della tecnologia e delle competenze digitalizzate è la flessibilità. “Un tempo si investiva su capacità produttiva, produttività e riduzione dei costi con l’incremento dei volumi”, conclude Marangoni. “Oggi queste logiche sono superate, perché l’incertezza dei mercati e dei prezzi, che aumentano o scendono di mese in mese, impone di essere flessibili. Per essere competitivi, bisogna lavorare su fattori di flessibilità e sistemi produttivi che consentano di seguire i picchi e i cali della domanda con punti di pareggio molto bassi. Perché oggi la competitività si gioca sulla flessibilità”.

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