Nuove immatricolazioni, la tenuta del mercato Italia
I dati elaborati da FederUnacoma sulla base delle registrazioni del Ministero dei Trasporti indicano ad ottobre un totale di 17.256 trattrici, con un calo del 15,3% sul 2021 ma con un volume di vendite comunque superiore ai livelli pre-Covid. Buoni livelli di vendita anche per mietitrebbiatrici e sollevatori telescopici.
La difficile congiuntura economica non blocca il mercato delle macchine agricole in Italia. Nei dieci mesi da gennaio ad ottobre le immatricolazioni registrano cali per tutte le tipologie di mezzi, ma con volumi di vendita comunque elevati. Il passivo rispetto all’anno precedente è in parte fisiologico – spiega la Federazione dei costruttori italiani FederUnacoma – perché il 2021 è stato un anno record per le vendite (+36% per le sole trattrici), impossibile da eguagliare nell’anno in corso, caratterizzato peraltro da ritardi nella catena delle forniture che hanno ridotto i ritmi di produzione delle case costruttrici. E’ tuttavia rilevante il fatto che i livelli di vendita si mantengano superiori rispetto alla media degli anni precedenti, ad indicare come la domanda di mezzi meccanici per il settore primario sia ancora consistente.
Le trattrici segnano un totale di 17.256 unità vendute nei dieci mesi, con un calo del 15,3% rispetto al 2021, ma con numeri superiori rispetto alle circa 16 mila immatricolate nel 2019 prima della crisi determinata dalla pandemia Covid.
Le mietitrebbiatrici registrano 335 unità vendute, con un calo dell’11,6% sul 2021, ma con un volume superiore rispetto a quello pre-Covid del 2019. Le trattrici con pianale di carico raggiungono quota 441, con un calo del 18,5% e un livello di vendite di inferiore a quello del 2019, e così i rimorchi, che si fermano a quota 7.340, poco al di sotto del dato 2019. I sollevatori telescopici, infine, chiudono i dieci mesi con una flessione del 24% in ragione di 964 unità, un numero sensibilmente superiore rispetto a quelli degli anni precedenti la crisi sanitaria.
Nel presentare i dati sul mercato nazionale – nel corso della conferenza stampa di presentazione di EIMA 2022 tenutasi questo pomeriggio a Bologna – il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti ha ricordato come il settore agromeccanico, così come ogni altro settore industriale, sia alle prese con una congiuntura economica difficile.
“Ai problemi relativi alle forniture, al costo delle materie prime, ai costi dei trasporti e della logistica che già pesavano sulle imprese industriali – ha detto Malavolti – si aggiungono in questo autunno quelli relativi ai costi energetici, all’inflazione crescente e alle restrizioni finanziarie, e questo non aiuta l’economia delle imprese e la loro competitività sul mercato”. “Tuttavia il settore sta reggendo in questo difficile contesto – ha aggiunto il presidente dei costruttori – grazie anche ad un sistema di aiuti all’acquisto che incide in modo significativo, e grazie ad una sempre maggiore propensione delle imprese agricole ad acquisire tecnologie di nuova generazione”.
I dati che emergono dall’ultimo censimento agricolo ISTAT rivelano come sulle circa 1.100.000 aziende agricole presenti in Italia, più del 10% abbia introdotto negli ultimi anni innovazioni rilevanti. Sono in totale 250 mila le innovazioni acquisite dalle 120 mila imprese agricole innovative, che hanno puntato per la maggior parte proprio sulla meccanizzazione: il 28% delle tecnologie acquisite riguarda infatti i mezzi meccanici basilari, l’11,6% riguarda i sistemi di semina e piantamento, l’8,8% le attrezzature per la lavorazione del terreno e l’8,3% i sistemi per l’irrigazione.
Le previsioni di FederUnacoma per fine anno indicano un calo dei quantitativi prodotti (-6%), ma un incremento del valore della produzione (14,2 miliardi di euro, pari a +3,7% sul 2021). La tenuta del mercato interno e soprattutto il buon andamento delle esportazioni (+10,4% a luglio) sostengono il settore, che tuttavia sconta la crisi dei costi di produzione e la minore capacità di spesa da parte delle imprese agricole.
La tenuta del mercato interno e la buona domanda proveniente dai mercati esteri mantengono l’industria italiana delle macchine agricole su buoni livelli produttivi, confermando il suo ruolo di primo piano nel panorama internazionale del settore. Le immatricolazioni sul mercato interno si sono mantenute su buoni livelli – inferiori rispetto all’anno record 2021 ma superiori rispetto alla media degli anni precedenti – e le esportazioni continuano ad essere il punto di forza dell’industria italiana.
I dati Istat sul commercio estero indicano nei sette mesi gennaio-luglio una crescita delle esportazioni in valore sia per le trattrici (+2,13% rispetto allo stesso periodo 2021, anche se a fronte di un calo del numero di unità del 20%) sia per le altre tipologie di macchine (+13,6% in valore e +0,34 in peso). Il made in Italy dell’agromeccanica ottiene nei primi sette mesi dell’anno una crescita totale, in valore, del 10,4%, a fronte di una riduzione in quantità di appena il 2,5%. I principali mercati di sbocco si confermano Stati Uniti, Francia e Germania, ma in crescita risultano le esportazioni verso la Polonia (+26%), la Romania (+37%) e l’Ungheria (+46%).
L’incremento del fatturato, pure in presenza di una riduzione delle quantità esportate, è da ricondurre all’aumento del prezzo dei listini, uno scarto questo che dovrebbe caratterizzare anche il consuntivo a fine anno della produzione italiana, che si stima possa subire un calo in termini quantitativi pari al 6%, ma addirittura un incremento in termini di fatturato, attestandosi a quota 14,2 miliardi di euro, un risultato migliore rispetto a quello dell’anno record 2021 che aveva registrato un valore della produzione pari a 13,7 miliardi di euro con un incremento del 3,7% sull’anno precedente. Sul fatturato previsto per fine 2022 incide il buon andamento del comparto della manutenzione del verde, con livelli produttivi in linea con quelli dello scorso anno per un valore intorno al miliardo di euro, e soprattutto quello della componentistica, che si stima possa raggiungere a fine anno un fatturato pari a 3,4 miliardi.
“Per quanto reattiva ed efficace – ha detto Malavolti – l’industria italiana non è esente dalla congiuntura economica sfavorevole e da tutti quei fattori che condizionano le imprese in questa difficile fase”.
Nella primavera di quest’anno il prezzo dell’energia ha registrato un rialzo impressionante, segnando un incremento del 400% rispetto alla primavera del 2020. Una crisi, quella delle forniture energetiche, particolarmente pesante in Europa, dove in conseguenza del conflitto Russo-Ucraino si è verificata una vera e propria “guerra del gas” che ha contrapposto la Russia all’Unione Europea.
“Sono note le iniziative assunte dai governi e dall’Unione Europea nel suo insieme per diversificare gli approvvigionamenti e per calmierare i prezzi – ha spiegato Malavolti – interventi che hanno iniziato a produrre i loro effetti (un calo dei prezzi del 10% da settembre e la prospettiva di ulteriori decrementi nei mesi prossimi), ma che non sono sufficienti a riportare le quotazioni sui livelli che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni, e con effetti quindi permanenti sui conti delle imprese manifatturiere, che contribuiscono ad un aumento dei costi di produzione e quindi ad un incremento dei prezzi di listino dei mezzi meccanici”.
Questo si combina, purtroppo, con una crescita dei costi di produzione anche nelle imprese agricole, che scontano la maggiore bolletta energetica, ma anche il maggiore onere per l’acquisto di fertilizzanti e prodotti chimici. Il prezzo dei fertilizzanti ha subito un incremento imprevedibile dalla primavera scorsa, a causa del blocco delle importazioni dalla Russia, che con 16 milioni di tonnellate di fertilizzante era di gran lunga il maggior fornitore dell’Unione Europea. Gli stessi prodotti chimici hanno registrato nel giugno di quest’anno incrementi compresi tra il 100 e il 150% rispetto al giugno 2020, i più consistenti dall’anno 2000.
Ancorché dovessero ridursi in questi mesi, i prezzi dei prodotti chimici (che comprendono tutta la gamma di quelli specifici per i trattamenti agricoli) sono destinati a rimanere su livelli sensibilmente superiori rispetto a quelli pre-Covid.
“Per ridurre il divario crescente tra i costi industriali e la capacità d’investimento delle imprese agricole – ha detto il presidente Malavolti – è fondamentale il sostegno pubblico, volto ad incoraggiare gli acquisti, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo, con una rosa di strumenti specifici per la meccanizzazione agricola”.