Marangoni Meccanica in liquidazione giudiziale
“Se ne va, tristemente, un pezzo di storia metalmeccanica roveretana. Dopo una lunga e sofferta agonia, Marangoni Meccanica, salvo improbabili salvataggi dell’ultimo minuto, chiude definitivamente i battenti”. Questo è il commento sui social del sindacato Fim Cisl Trentino.
Con sentenza del 23 settembre (allegata), il Tribunale ordinario di Rovereto ha dichiarato chiusa la procedura di concordato preventivo di Marangoni Meccanica SpA, in ragione della rinuncia ex art. 43 e, in presenza di specifica domanda di apertura della liquidazione giudiziale avanzata tanto da Daema Automations srl quanto da Marangoni Meccanica in proprio, e, contestualmente, ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale.
Il dott. Michele Cuccaro è stato nominato giudice delegato alla procedura, il dott. Michele Cuccaro e il dor. Matteo Eccher sarà il curatore. Il tribunale ha fissato per il 15 gennaio 2026 l’adunanza per l’esame dello stato passivo dinanzi al Giudice Delegato.
L’azienda, già in concordato preventivo, attraversava da anni una crisi strutturale di difficile soluzione e aveva progressivamente ridotto l’organico, passando dai 120 dipendenti del 2018 a una quarantina, che perdono ora il diritto alla cassa integrazione. Secondo quanto dichiara l’azienda, alle già difficili condizioni del mercato, si sarebbe aggiunta una mancata commessa con la Russia, dopo le sanzioni dovute alla guerra con l’Ucraina.
“La Fim Cisl del Trentino – il segretario generale Paolo Cagol – è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Marangoni Meccanica Spa, oggi in liquidazione giudiziale. Parliamo chiaro: le sanzioni legate alla guerra hanno aggravato la crisi (il blocco della commessa russa ha fatto saltare l’ultima tranche del 20%), ma il malessere dell’azienda era strutturale e precedente”.
“Già dal 2015 – continua il segretario del sindacato trentino – emergono segnali pesanti: nel 2018 oltre 6 milioni di perdita e patrimonio netto negativo, ricapitalizzazione da oltre 11 milioni nel 2019, nuovo rosso nel 2021 vicino ai 4 milioni, fatturato in calo del 20% tra 2021 e 2022 per dinamiche di mercato e concorrenza estera, e i motivi non erano solo esogeni”.
“Lo denunciamo dal 2015 – continua il sindacato – (le prime avvisaglie cominciarono lì e hanno attraversato dirigenze e proprietà) nelle assemblee e ai tavoli: organizzazione fragile, progettazione lenta, carenze tecniche, scarsa standardizzazione, commesse complesse (Nokian, BKT, Continental) gestite con esiti costosi in penali e reputazione. Al tempo stesso riconosciamo l’encomiabile sforzo, ai limiti dell’accanimento, dei soci subentrati nel 2019, che hanno immesso capitali ingentissimi, senza purtroppo riuscire a invertire una rotta compromessa”.
“Oggi la priorità è duplice:– conclude Cagol – tutela dei crediti e ricollocazione di ogni persona. Le porte sono aperte a chi vuole collaborare nell’interesse dei lavoratori e del territorio, a condizione che il confronto sia costruttivo e rispettoso del lavoro svolto in questi anni di rappresentanza”.