Rinova Dischi: cerchi, pneumatici e soluzioni su misura per il movimento industriale e non solo
Alle Giornate Italiane del Sollevamento, tenutesi a Piacenza a fine settembre, abbiamo incontrato Marco Zambelloni, titolare di Rinova Dischi, azienda di Quarto di Gossolengo (PC) specializzata nella distribuzione B2B di cerchi e pneumatici anche per applicazioni industriali e movimento terra. Un’impresa che, come racconta lo stesso Zambelloni, ha radici familiari e una storia di pionierismo nell’importazione di ruote dall’estero.
«L’azienda è stata fondata nel 1983 da mio padre, che prima aveva un’altra realtà simile. Dopo averla venduta, ha costruito una nuova impresa più piccola e poi sono arrivato io. Abbiamo cominciato con la riparazione, poi siamo passati all’importazione di cerchi. Siamo stati tra i primi in Italia a importare ruote dall’estero: prima dall’Ungheria, poi dalla Turchia, poi sono arrivate la Cina, l’India e via via altri Paesi.»

La prima collaborazione estera risale a un’azienda ungherese, Jansa, seguita da Ako Jant Wheels, azienda turca che produce cerchi per autocarro, di cui Rinova Dischi è attualmente unico importatore per l’Italia. «Ako è un prodotto di buona qualità, e dietro c’è la famiglia Abdul Kadyr, che produce anche i pneumatici Petlas», spiega Zambelloni.
Per il settore portuale e movimento terra, Rinova Dischi si affida invece alla cinese Cimac, selezionata per la qualità del prodotto. «Importiamo le gomme Galaxy dall’India, le montiamo sui cerchi Cimac e le consegniamo a CVS Ferrari», spiega Zambelloni.
L’azienda opera su due linee principali: ricambio e primo impianto. «Distribuiamo in tutta Italia. Per il ricambio forniamo i gommisti, con cerchi nuovi e componenti, che loro poi montano sulle gomme. Per il primo impianto, invece, costruiamo ruote speciali da 1 a 100 pezzi direttamente in azienda. Acquistiamo il semilavorato e lo lavoriamo internamente: tagliamo, saldiamo, verniciamo e ripariamo.»

La produzione interna è uno dei punti di forza dell’azienda di Piacenza. «Nel 2022-2023 abbiamo venduto circa 70.000–77.000 ruote per autocarro. E’ stato un picco di vendite che ha avuto diverse cause: dal vuoto lasciato dal mercato da un’azienda produttrice di ruote in crisi al fatto che, dopo il Covid, i produttori si sono concentrati soprattutto sul primo impianto e, quindi, sul mercato c’era una mancanza di prodotti aftermarket. Noi abbiamo colmato quel vuoto.»
Oggi il mercato è più saturo, ma Rinova Dischi mantiene il suo ruolo strategico. «Per veicoli speciali, come quelli di Boat Lift che produce 10–12 macchine l’anno, siamo noi a realizzare le ruote. Altri produttori, infatti, non hanno interesse a produrre piccoli lotti. Quando invece si tratta di grandi volumi, come nel caso di Bertoja, acquistiamo cerchi standard da Ako e li rivendiamo.»
Oltre alla produzione e distribuzione, l’azienda è attiva nella riparazione, divisa in due rami: autocarro e cerchi in lega. «Andiamo direttamente dal gommista, ritiriamo la ruota rovinata, la raddrizziamo, la verniciamo, la diamantiamo e la riconsegniamo. È un servizio completo.» In questo contesto, Rinova Dischi punta sulla qualità e sulla flessibilità. «Abbiamo meccanizzato il processo di riparazione e diamantatura dei cerchi. Un gommista può farlo artigianalmente, ma ci mette molto più tempo. Noi, invece, abbiamo quattro centri di lavoro a controllo numerico, che operano tutto il giorno. È un sistema industrializzato, con costi diversi, ma con una resa superiore.»

Un’altra specializzazione di Rinova Dischi è il riempimento: «Abbiamo un prodotto, che si chiama RinoFill, che trasforma una ruota pneumatica in una ruota piena. Iniettiamo un liquido che si solidifica, rendendo la ruota più robusta e resistente alle forature. È una soluzione pensata per usi gravosi, come il movimento terra o la raccolta rifiuti.»
Oggi il gruppo conta circa 30 dipendenti, suddivisi tra Rinova Dischi e Ruota Libera, il ramo aziendale che serve direttamente il cliente privato. «Nel 2022 abbiamo fatturato circa 12 milioni di euro. Il 2023 è stato più difficile, e anche ora siamo un po’ in calo.» Sul futuro, Zambelloni è cauto. «Siamo in standby. È un momento di calma e di incertezza. I dazi stanno creando problemi e le aziende stanno spingendo sull’Europa. Personalmente mi aspetto un calo dei prezzi, perché l’America non assorbe più prodotto e chi produce deve trovare fatturato altrove. Per quanto riguarda i produttori indiani, poi, che con l’America hanno perso importati quote di fatturato, non escludo che decidano di concentrare il loro business tra Russia, Cina e India.»





