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Aumento del caldo, aumento dei rischi: le catene di approvvigionamento europee sotto pressione — ecco come si adattano

L’estate del 2025 ha portato ondate di calore sempre più frequenti e intense, con picchi superiori a 40 °C nel Sud Europa e il record di 46,6 °C toccato in Portogallo. Queste temperature estreme non minacciano soltanto la frutta e i farmaci che viaggiano sui camion frigoriferi, ma anche le strade su cui passano, i veicoli stessi e la tenuta fisica dei conducenti.

Il nuovo contesto termico europeo

Negli ultimi decenni l’Europa si è riscaldata a ritmi quasi doppi rispetto alla media globale. Nei prossimi trent’anni, il numero di giornate con temperature critiche nelle aree urbane—dove vive oltre il 70 % della popolazione—potrebbe triplicare. Ciò significa che i piani logistici devono tener conto non soltanto delle previsioni meteorologiche di breve termine, ma di uno scenario climatico in rapido mutamento.

Strade che cedono e camion sotto stress

Quando l’asfalto raggiunge temperature superiori ai 50 °C tende ad ammorbidirsi, creando buche e deformazioni che rallentano i camion e danneggiano sospensioni e pneumatici. Anche i giunti in calcestruzzo si dilatano, causando avvallamenti pericolosi. Nel frattempo, i motori e i sistemi di raffreddamento dei mezzi più anziani faticano a mantenere la corretta temperatura di esercizio, aumentando guasti e fermate impreviste.

Il tempo per le merci deperibili si assottiglia

Frutta, verdura e prodotti farmaceutici seguono regole di temperatura rigidissime: un solo grado in più in cella può dimezzare la loro durata di conservazione. A un’area di sosta rovente, una gomma che si surriscalda o un fermo non programmato basta per vanificare ore di lavoro e centimetri cubi di spazio refrigerato. In un contesto dove ogni minuto di ritardo si paga in qualità, la fragilità delle merci sensibili al caldo diventa un tallone d’Achille per l’intera filiera.

I conducenti in prima linea

Guidare per ore in cabine poco isolate espone gli autisti a rischio di svenimenti e di calo della concentrazione. Il fenomeno del “heat stress” non si limita al disagio: aumenta la probabilità di incidenti e rende ancora più difficile reclutare nuovo personale. Oggi l’Europa soffre di una carenza di circa 233.000 conducenti, destinata a crescere fino a 745.000 entro il 2028 se non si miglioreranno le condizioni di lavoro.

Strategie di adattamento integrate

Per rendere le catene di approvvigionamento davvero resilienti, è necessario intervenire su più fronti in modo coordinato. Innanzitutto, le autorità pubbliche e i gestori di rete devono aggiornare le pavimentazioni utilizzando miscele di asfalto e calcestruzzo resistenti al calore, potenziare i sistemi di drenaggio e piantumare filari di alberi lungo i corridoi più trafficati. Sul fronte privato, le aziende di trasporto hanno già iniziato a rinnovare le proprie flotte con veicoli Euro 6 dall’età media inferiore ai tre anni, equipaggiati con circuiti di raffreddamento più efficienti, telematica in tempo reale e gomme adatte alle alte temperature.

Al contempo, le imprese dovranno ripensare le rotte e gli orari: le consegne notturne riducono il tempo di esposizione a caldo estremo e alleggeriscono il traffico urbano. Sarà cruciale migliorare il comfort delle cabine con vetri riflettenti, climatizzatori ad alte prestazioni e ventilazione forzata, oltre a istituire pause obbligatorie per garantire idratazione e monitorare i segnali di affaticamento.

Infine, per i prodotti sensibili alle variazioni termiche è opportuno investire in materiali isolanti avanzati, unità ausiliarie di raffreddamento e sistemi di registrazione continua della temperatura basati su blockchain. Solo così si potrà intervenire rapidamente in caso di anomalie e mantenere l’integrità della merce lungo tutto il percorso.

L’estate del 2025 ha dimostrato quanto il caldo estremo possa inceppare ogni ingranaggio della logistica europea, andando ben oltre i camion in panne o le temperature “fuori soglia” nei frigoriferi: le ferrovie franano a causa di smottamenti lungo tratte cruciali come Parigi–Milano, mentre il livello del Reno scende tanto da costringere le chiatte a viaggiare con carichi ridotti del 50%, facendo schizzare i costi di trasporto e riversando il traffico sulle già congestionate strade.

L’impatto economico di queste interruzioni è pesante: la grande ondata di caldo del 2025 ridurrà la crescita europea di 0,5 punti percentuali di PIL, l’equivalente di mezzo giorno di scioperi per ciascuna giornata con temperature oltre i 32 °C, e in paesi del Sud come la Spagna il calo tocca addirittura l’1,4 %. Una ricerca della Banca Centrale Europea attesta che, quasi come un’ombra che si allunga, le scottature da calore deprimono l’economia regionale di un ulteriore 1,5 % fino a due anni dopo l’evento estremo.

Chi sperava in un calo dei costi di trasporto su strada con la normalizzazione dei mercati si è ricreduto: sebbene nella prima parte del 2025 i prezzi spot siano lievemente diminuiti a causa di una domanda fiacca e dell’incertezza sui dazi, il diesel è salito del 4,8 % rispetto all’anno precedente, mantenendo alto il costo degli spostamenti. Le fabbriche, poi, subiscono interruzioni imprevedibili e rincari in bolletta: l’elettricità diventa più cara quando le utenze pubbliche chiedono aria condizionata a pieno regime, rallentando la transizione industriale verso processi a basso impatto climatico.

Le conseguenze si ripercuotono anche nei campi: siccità e calure intense in Belgio occidentale, Francia centrale, aree della Germania orientale, Polonia, Ungheria, fino a Cipro e Maghreb, hanno ridotto i raccolti di cereali invernali ed estivi. Secondo la BCE l’onda di caldo del 2022 aveva già fatto aumentare i prezzi alimentari in Europa dello 0,7 %, un campanello d’allarme sulla stretta correlazione tra clima e inflazione.

In un simile contesto, ogni punto percentuale di merce persa diventa un problema strategico: le perdite post-raccolta nei prodotti ortofrutticoli arrivano dal 15 % al 70 %, con le verdure sole a pesare per il 40 % di questo spreco. Senza un’efficace gestione termica, la qualità si deteriora prima di arrivare sugli scaffali, amplificando scarsità e rincari.

Per reagire, l’Europa sta investendo in una vera e propria rivoluzione della “catena del freddo”: magazzini all’avanguardia, nuovi terminal portuali dotati di celle climatizzate e flotte refrigerate ad alta efficienza stanno trasformando un settore un tempo frammentato in un comparto hi-tech. Il vantaggio competitivo va oggi a chi offre visibilità in tempo reale, trasparenza totale e rapidità di intervento sui punti critici.

Sul fronte operativo, l’uso di piattaforme predittive che combinano meteo storico, traffico in tempo reale e previsioni meteorologiche consente di ricalcolare percorsi “in corsa”, evitando ingorghi, cantieri o ondate di calore concentrate. Girteka Logistics, per esempio, ha sviluppato con Nexogen il sistema Fleet Operator, un algoritmo che ridisegna rotte, soste per rifornimento e pause dei conducenti non appena il quadro operativo cambia, riducendo chilometri a vuoto e ritardi imprevisti.

Ma non bastano asfalto termoresistente e intelligenza artificiale: servono regole chiare e incentivi mirati. L’UE, con la sua Strategia di Adattamento e il Green Deal, punta a ridurre del 90 % le emissioni dei trasporti entro il 2050, mentre organizzazioni come la Global Cold Chain Alliance spingono perché la logistica temperature-controlled diventi infrastruttura critica, sbloccando fondi per mezzi, strutture e competenze specializzate.

Infine, la salute degli autisti non può restare un tema di secondo piano: leggi specifiche sullo stress da caldo, cabine isolate, pause obbligatorie di idratazione e orari di lavoro orientati alle ore più fresche sono fattori decisivi per evitare incidenti, abbattere l’assenteismo e rendere il mestiere più attraente per giovani talenti.

Affrontare il caldo estremo con una visione d’insieme significa immaginare catene di approvvigionamento più flessibili, resilienti e collaborative, dove infrastrutture robuste, tecnologie predittive, politiche adeguate e welfare dei lavoratori si fondono in un’unica strategia di lungo periodo. Solo così l’Europa saprà fare di un rischio sistemico un’opportunità per costruire un trasporto capace di resistere, crescere e innovarsi.

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