Le autorità thailandesi chiudono lo stabilimento Prinx Chengshan
Secondo quanto riportato dai media locali del paese, l’Autorità per le Aree Industriali della Thailandia (IEAT) ha ordinato la chiusura immediata dello stabilimento di Prinx Chengshan Tire (Thailandia) per la produzione di prodotti di qualità inferiore agli standard e la ripetuta violazione delle normative sullo smaltimento dei rifiuti industriali.
Situata nella zona industriale 3 della costa orientale del WHA a Chon Buri, l’azienda è stata scoperta a produrre illegalmente pneumatici per auto e camion senza ottenere la certificazione Thai Industrial Standards (TIS) richiesta.
L’azienda, si legge nel comunicato che annuncia l’ordinanza, è stata inoltre sorpresa a rimuovere le date di produzione e i marchi dai fianchi dei pneumatici.
I funzionari dell’IEAT hanno scoperto un’ingente scorta di pneumatici privi dei marchi TIS obbligatori. Poiché questi standard sono richiesti per legge per la sicurezza dei pneumatici, qualsiasi pneumatico non certificato venduto ai consumatori potrebbe rappresentare un grave rischio per la sicurezza pubblica. Il marchio TIS è obbligatorio per gli pneumatici per auto e camion prodotti o venduti in Thailandia e, per ottenere questa certificazione, i produttori devono ottenere una licenza e conformarsi agli standard stabiliti dal Thai Industrial Standards Institute (TISI).
L’IEAT ha inoltre avvertito che il caso potrebbe danneggiare la fiducia nazionale nell’industria dei pneumatici, compromettere la credibilità economica della Thailandia e offuscare l’immagine del Paese in termini di investimenti.
Inoltre, nel 2024, l’azienda è stata accusata di aver trasportato illegalmente oltre 65,94 tonnellate di rifiuti industriali pericolosi senza la dovuta autorizzazione. L’agenzia ha descritto questo reato come grave, con potenziali danni sia alle persone che all’ambiente.
Secondo il quotidiano thailandese Matichon, Prinx avrebbe violato diverse leggi ambientali e di sicurezza, tra cui l’installazione illegale di macchinari non autorizzati, la falsa segnalazione di risultati di qualità dell’aria entro i livelli standard dopo non aver eseguito correttamente i test sulle emissioni, la mancanza di personale qualificato per la movimentazione, lo stoccaggio e la gestione dei gas e l’utilizzo di caldaie senza un tecnico supervisore. Nel frattempo, il Dipartimento dei Lavori Industriali thailandese ha revocato la certificazione Green Industry dell’azienda e ritirerà anche la licenza del laboratorio privato responsabile dei test sulla qualità dell’aria presso l’impianto.