Intervista a Cagatay: “Sailun Tyres? Una visione che ha anticipato il futuro”
Il fatto che Sailun sia uno dei player emergenti e in più rapida crescita nel settore dei pneumatici è dimostrato dal raggiungimento della 10° posizione, per fatturato, tra i produttori mondiali, ma anche dai risultati nelle prove comparative dei prodotti e, quest’anno, dall’ingresso nella classifica dei brand di maggior valore nel settore pneumatici, stilata da Brand Finance. In occasione dell’ultima edizione di Autopromotec, Lorenzo Coruzzi, Valuation Director di Brand Finance, e Stephan Cimbal, Director Marketing Europe di Sailun Tyre Europe, hanno presentato il rapporto 2025 sulle marche di maggior valore, sottolineando la crescente importanza di costruire una forte brand equity in questo settore, che è altamente competitivo e che necessita di strumenti oggettivi per guidare le scelte di consumatori, rivenditori e partner OE.
Per comprendere da dove arriva la forza che ha portato Sailun a scalare ben tre classifiche, abbiamo incontrato Cagatay Saygili, responsabile dei mercati Italia, Grecia, Turchia e Balcani di Sailun Tyre Europe, che ci ha parlato delle origini e delle strategie aziendali, ma anche della distribuzione dei marchi in Italia.
Partiamo dalla storia di Sailun. Può raccontarci com’è nata l’azienda?
Sailun è un’azienda privata cinese, non governativa, che è stata fondata nel 2002. Siamo stati i primi a delocalizzare la produzione fuori dalla Cina, circa 16-17 anni fa, scegliendo il Vietnam. All’epoca era insolito per le imprese cinesi investire all’estero. Poco dopo, sono arrivate le tasse antidumping dagli USA e ci siamo ritrovati nel posto giusto, al momento giusto. È stata una visione audace.
Io stesso sono venuto a lavorare in Sailun Tyres, perché conoscevo bene l’azienda, avendo avuto rapporti per cinque anni come cliente. Mi hanno colpito l’ambizione, l’investimento in ricerca e sviluppo e la voglia di eccellere. Il fondatore e attuale presidente è un professore universitario, un chimico. Voleva dimostrare che “Made in China” può significare qualità e innovazione, come hanno fatto i giapponesi tempo fa. Sailun, infatti, oggi possiede 140 brevetti e 70 certificazioni; ha creato EcoPoint 3, una mescola liquida rivoluzionaria e ha persino una sua università, con 40.000 studenti.
C’è poi anche Mesnac…
Mesnac è la nostra sister company, numero uno mondiale nei macchinari per la produzione di pneumatici. Praticamente, produciamo tutto internamente: materie prime, chimica, software, hardware e siamo verticalmente integrati.
Il percorso di crescita è stato molto rapido…
Dieci anni fa eravamo 37esimi nel ranking mondiale. Oggi siamo nella top 10. Possiamo costruire una fabbrica da zero in dieci mesi. Tutto questo è stato ed è possibile proprio grazie alle basi solide e alla strategia visionaria dell’azienda.
E il mercato italiano?
Cresciamo del 30%, anno su anno, e in Italia ancora più velocemente. Oltre a Sailun, gestiamo i marchi Roadx e Dynamo, per i segmenti autocarro e vettura, che ci danno l’opportunità di coinvolgere più clienti.
Il nostro canale sono i distributori specializzati. Lavoriamo già da sei anni con Tagliabue Gomme per il marchio Sailun, una collaborazione nata proprio quando io lavoravo in Tagliabue: quando Farnese Pneumatici è uscita dal mercato abbiamo chiesto a Sailun, che conoscevamo per la distribuzione di Rovelo, di poter subentrare nella distribuzione del brand. Ci hanno dato fiducia e, in pochi anni, abbiamo investito e creato un network che già allora contava 350 punti vendita fidelizzati.
Un altro importante distributore è Univergomma, che segue il marchio Roadx, mentre il marchio Dynamo, che abbiamo introdotto quest’anno nel mercato, viene seguito da Palmieri Pneumatici al sud e Zuin al nord per passenger e autocarro. Nell’autocarro quest’anno abbiamo iniziato a lavorare anche con un altro distributore in provincia di Bari, CR di Cristiano Pisani, che è un professionista specializzato proprio in questo settore.
Pensate a una filiale italiana nel prossimo futuro?
Non è escluso. Se manteniamo questo ritmo, potrebbe diventare realtà. Ma ogni passo è costruito su fiducia e relazioni.
Come vede l’evoluzione del settore in Italia?
Io vedo il ruolo del distributore e degli operatori in forte cambiamento in Italia, perché dalle statistiche si capisce che gli operatori sono in forte calo: da 55.000 punti vendita che offrivano servizi automotive, siamo scesi a 45.000, forse meno. C’è una concentrazione dei rivenditori e dei distributori, anche perché la stagionalità è cambiata. Quando è cambiata la legislazione relativamente al montaggio del cambio stagionale delle gomme, c’è stato un proliferare di operatori che iniziavano a trattare i pneumatici, perché restringendosi il periodo del cambio, i gommisti specialisti non erano più in grado di far fronte a tutte le richieste. Adesso, invece, con la crescita dell’all season, si sta tornando leggermente indietro. Le revisioni e i meccanici sono in forte crescita e non hanno bisogno del business delle gomme, per cui si sta un po’ tornando al gommista specialista. Questo cambiamento avrà delle conseguenze, anche se sarà lento e non certo dirompente come è stato il passaggio inverso dovuto alla promulgazione di una legge. Per noi sarà importante monitorare quello che sta succedendo.
In questo contesto, qual è la strategia vincente?
Bisogna costruire una catena in cui tutti possano guadagnare: cliente finale, rivenditore, distributore e produttore. Se uno guadagna a scapito dell’altro, il sistema non è sostenibile. Ad esempio, il distributore che investe in magazzino migliora il servizio, spinge le vendite e noi possiamo supportarlo nei rischi. Se la “ruota gira” bene, tutti ne beneficiano.
La strategia vincente è quella in cui tutti si supportano e guadagnano. Ma, alla fine, sono sempre le persone a fare la vera differenza.
