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La sostenibilità secondo Pirelli: lo sviluppo virtuale, la decarbonizzazione produttiva, il nuovo Sustainability Journey Program

Durante l’evento di presentazione della nuova generazione di pneumatici P Zero, abbiamo avuto la possibilità di parlare di sostenibilità in un percorso che va dal design del prodotto fino alla logistica delle consegne. Matteo Battaini, responsabile area sostenibilità e mobilità futura, ha introdotto l’argomento, illustrando quello che è a tutti gli effetti è un pilastro fondamentale della strategia di Pirelli e del suo lavoro di sviluppo.

“Affrontiamo la sostenibilità in maniera pragmatica e non ideologica: quando parliamo di sostenibilità, la intendiamo a 360 gradi: prodotto, processo, soluzioni. Partiamo dal sustainable product design, analizziamo la fase di produzione, studiando innovazioni da introdurre nelle fabbriche per rendere più green questa fase, fino alla fase di distribuzione al rivenditore.”

Matteo Magnaghi, Head of Sustainable Product Stewardship, si occupa sostanzialmente di rendere sostenibile il design dei pneumatici e ha parlato di come la digitalizzazione sta cambiando lo sviluppo dei prodotti: “Tutto parte dal design del pneumatico. Un aspetto fondamentale dell’ultimo periodo è la digitalizzazione dello sviluppo. La virtualizzazione sta dando un contributo allo sviluppo dei pneumatici che è senza precedenti. In parole povere sviluppiamo pneumatici senza produrli realmente, grazie alla tecnologia del digital twin.”

I produttori di automobili condividono con Pirelli i dati delle vetture che ancora non esistono realmente e Pirelli è in grado di testare prototipi senza produrli, a beneficio della sostenibilità. Ma ci sono anche altri benefici: la gestione dei trade off, ad esempio frenata e resistenza al rotolamento, è migliore, perchè si possono testare una miriade di combinazioni che sarebbe impossibile testare realmente. Inoltre, aumenta la velocità di sviluppo e, sempre parlando di sostenibilità, si può testare virtualmente l’utilizzo di materiali bio based. Con la virtualizzazione, Pirelli riesce a ridurre del 30% il tempo di sviluppo e del 30-50% il numero di prototipi.

“La virtualizzazione permette anche di capire qual è l’impatto ambientale del pneumatico già a partire dall’utilizzo di diverse materie prime, ovvero andare a studiare la carbon footprint del pneumatico in fase di design, organizzandolo quindi proprio in modo da ridurre progressivamente l’impatto ambientale. Pirelli si sta muovendo sostanzialmente in due modi: aumentare il contenuto di materiali bio-based, materiali di origine naturale come gomma, resine, rayon, alcuni oli vegetali e la limina, un brevetto specifico di Pirelli, e dall’altra l’utilizzo di materiali riciclati, quei materiali che derivano da scarti di altre industrie o dalla nostra industria, come può essere per esempio un la gomma rigenerata e il nero di carbonio recuperato, che vengono ricircolati, ovvero trattati in modo opportuno per poi essere integrati all’interno dei pneumatici.”

Pirelli ha sviluppato una roadmap di aumento progressivo dei materiali bio-based e riciclati da quella che è una percentuale tipica di un pneumatico, intorno al 15-25% a seconda dell’applicazione.Si punta ad arrivare al 2030 con la media della produzione ad almeno il 40 % di materiale da fonte rinnovabile o riciclata e l’80 % entro il 2040.

Già oggi, tuttavia, l’azienda sta sviluppando flagship product, pneumatici che permettono di dimostrare tecnologia, competenze e conoscenze Pirelli in uno specifico campo, che è sul mercato dal 2023 e ha più del 55% di materiali biobased recycle: è il P Zero E, il primo pneumatico UHP caratterizzato da labeling in tripla classe A per rolling resistance, wet grip e noise.

Il P Zero E è un pneumatico specificatamente disegnato per i veicoli elettrici di alta gamma e quindi coniuga l’aspetto di performance tipico di Pirelli con un aspetto di sostenibilità. Per andare ad identificare i pneumatici che hanno più del 50% di materiale bio based Pirelli ha anche creato un logo specifico, un cerchio con due frecce che indicano un movimento circolare, mentre dal 2018 in poi ha iniziato a lavorare con la gomma naturale certificata FSC, che conferma che una piantagione di gomma naturale sia gestita in modo da preservare la diversità biologica e apportare benefici alla vita delle comunità e dei lavoratori locali.

Nel 2021 sono stati prodotti i primi pneumatici con gomma naturale FSC, mentre dalla stagione 2024 la Formula 1 usa questa gomma in gara, mettendo in chiaro che per la Bicocca sostenibilità e performance viaggiano di pari passo. L’obiettivo è che per la fine 2026 tutta la gomma utilizzata da Pirelli nelle fabbriche europee sarà certificata FSC.

Simone Pala, la cui responsabilità è la decarbonizzazione, ha parlato delle strategie dell’azienda per il periodo 2030-2040 e 2050. Due sono i target fondamentali: il 2030, anno in cui Pirelli punta alla carbon neutrality scope 1 e 2, ovvero le emissioni inerenti principalmente alle fabbriche, che sarà raggiunta tagliando dell’80% le emissioni di carbonio rispetto al 2018, mentre il restante 20% verrà compensato con progetti di riforestazione. Sempre per il 2030, il target per le emissioni scope 3, ovvero quelle della catena di fornitura, principalmente i fornitori di materie prime e di servizi, è di ridurre del 30% le emissioni di carbonio. Il target 2040 è, invece, il Net Zero su tutta la catena di fornitura, quindi scopo 1, 2 e 3, con una riduzione di almeno il 90% di emissioni di carbonio, andando poi ad annullare le rimanenti 10 con i progetti di assorbimento della co2.

Questi target sono sostenuti da progetti di efficientamento energetico per le fabbriche Pirelli, 90 dei quali sono già operativi. Sono stati investiti circa 50 milioni di euro a partire dal 2022, a cui si aggiungono iniziative di acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile che già nel 2024 aveva raggiunto la quota del 95%, con il 2025 che punta alla cifra tonda. Pirelli punta all’elettrificazione dei processi, sia per la produzione che per riscaldamento delle fabbriche, abbandonando altre fonti. L’obiettivo è elettrificare il 75% della presse di vulcanizzazione dell’azienda entro il 2023, mentre per qual che riguarda le fabbriche Europee questa quota sale al 100%.

Per quanto riguarda lo scopo 3, Pirelli sta coinvolgendo tutti i fornitori di servizi nella strategia di decarbonizzazione, portandoli a seguire la sua strategia di carbonizzazione. Un occhio particolare è posto ai fornitori logistici, cercando di utilizzare trasporti più sostenibili possibili.

Le certificazioni Pirelli in ambito ESG

Infine, Samuela Bracco, che si occupa di Marketing Sustainability, ha sottolineato gli sforzi che sta facendo Pirelli per fornire ai clienti tutti gli strumenti per affrontare le sfide legate alla sostenibilità e rispondere alle esigenze dei consumatori finali. “Diverse ricerche sostengono che nell’ambito del processo di acquisto di un pneumatico la considerazione della sostenibilità è sempre più elevata, ed è aumentata di circa il 70% in tutti le regioni negli ultimi anni. Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare il Sustainability Journey Program, un’iniziativa promossa da Pirelli per supportare e formare i nostri partner commerciali in quello che è un percorso verso la sostenibilità.”

Il Sustainability Journey Program è un programma ideato da Pirelli e certificato da parte terza, che consiste in una valutazione che permette ai punti vendita di misurare quello che è il loro grado di performance di sostenibilità ad un certo momento zero, andando ad analizzare quella che è la situazione iniziale. Pirelli in seguito affianca il punto vendita fornendo training, supporti, documenti tecnici e best practices per colmare l’eventuale gap.

Si tratta di un percorso evolutivo che tocca diversi aspetti di sostenibilità al fine di poter trovare nel punto vendita delle ottimizzazioni e delle efficienze anche dal punto di vista dei costi, che consentano di lavorare sempre in modo più efficiente.

“Abbiamo già lanciato un programma pilot in diversi mercati europei proprio per essere certi che il progetto che andavamo a proporre ai partner commerciali risultasse chiaro e soprattutto in linea con quelle che erano le loro aspettative. Siamo ora pronti per partire con la fase di implementazione a partire a livello europeo. I benefici che prevediamo con questo tipo di percorso sono sia dal punto di vista di business, sia dal punto di vista reputazionale. Per il primo aspetto, il programma migliorerà l’efficienza dal punto di vista gestionale del punto vendita, ma vediamo anche vantaggi competitivi nell’essere i primi ad affrontare questo tipo di percorso sul mercato. Inoltre, prevediamo anche un miglioramento della employee retention, fondamentale oggi in tempi molto difficili per quale che riguarda trovare personale qualificato. Sappiamo che, soprattutto per quel che riguarda i giovani, è sempre più importante poter lavorare in un ambiente di lavoro che offre anche questo tipo di idee. Dal punto di vista reputazionale, infine, sicuramente questo percorso consente di ottenere una riduzione e una mitigazione di tutti quelli che sono i rischi legati all’attività quotidiana nel punto di vendita, la capacità di essere compliant verso quelle che sono le nuove normative che stanno entrando in vigore e poi, chiaramente, è importante anche la possibilità di fare comunicazione su questo percorso virtuoso. I dealer che hanno partecipato all’evento questi giorni hanno manifestato grande interesse per questo tipo di iniziative.”

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