Mercato

Allianz Trade: Come l’Europa può riprendere il controllo del settore automobilistico?

Allianz Trade, il leader mondiale dell’assicurazione del credito, ha pubblicato un’analisi approfondita sullo stato attuale dell’industria automobilistica globale e sulle sfide che l’Europa dovrà affrontare per riconquistare la sua posizione di leadership nel mercato.

Prima un approfondimento sulla situazione italiana.

Il settore automotive, di fondamentale importanza per il nostro Paese – solo la componentistica vale oltre 60 miliardi di euro – similmente ad altri grandi produttori (come la Germania e la Francia) ha subito un duro colpo. Nel dicembre 2024, la produzione dell’industria automotive italiana secondo i dati ANFIA ha registrato un calo significativo del 36,6%, rispetto a dicembre 2023, con una diminuzione complessiva del 22,7% nell’intero anno. La produzione di autovetture è scesa del 64,9% a dicembre e del 42,8% nell’anno, raggiungendo un totale di 310mila unità prodotte.

Il 2025 si prospetta altrettanto impegnativo, con il mese di gennaio che ha già visto un calo delle immatricolazioni del 5,9% rispetto allo stesso mese nel 2024. Le auto elettriche pure (BEV) e le ibride plug-in (PHEV) continuano a faticare nel guadagnare terreno, rappresentando rispettivamente solo il 5,0% e il 3,6% del mercato.

Gianluigi Iacovino, Head of Credit Assessment Allianz Trade MMEA (Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa) ha commentato: “Senza una strategia industriale unificata a livello europeo, sarà difficile affrontare le sfide del mercato globale e competere con la crescente leadership della Cina nel settore dei veicoli elettrici”.

“Nel 2024 – continua Iacovino – l’economia italiana ha rallentato, soprattutto nell’ultimo trimestre, registrando una crescita annua limitata allo 0,5%. Le previsioni per il PIL del 2025 indicano un lieve miglioramento, con un aumento stimato dello 0,8%. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo è minacciato da diversi rischi, in particolare dai dazi statunitensi, che potrebbero modificare le rotte commerciali. Ciò potrebbe tradursi in una riduzione dell’export italiano verso gli Stati Uniti e in una maggiore aggressività commerciale di alcuni paesi, come la Cina, verso l’Unione Europea”.

In questo contesto di incertezza, si è già osservato un calo degli investimenti dell’1,2% nell’ultimo trimestre e un peggioramento del saldo con l’estero, con le esportazioni in diminuzione dello 0,9% e le importazioni in aumento dell’1,2%. Un altro aspetto preoccupante è l’incremento delle insolvenze aziendali, aumentate del 22% nel 2024, colpendo duramente i settori del commercio, manifatturiero e delle costruzioni. Questo aumento è attribuibile anche al crescente ricorso alla composizione negoziata, che ha registrato un incremento di oltre il 60% nel 2024.

Nel 2024 il mercato globale in stallo

Il 2024 ha rappresentato un duro banco di prova per l’industria automobilistica globale. Dopo una crescita del +10% nel 2023, le immatricolazioni di veicoli hanno registrato un modesto +1,7% nel 2024, con una previsione di crescita globale di circa +2% per il 2025. Tuttavia, l’Europa rischia di restare indietro (+1,5%) rispetto alla Cina (+4%) e agli Stati Uniti (+2,5%), anche a causa del protezionismo, in particolare in Germania.
L’adozione dei veicoli elettrici (EV) sta trainando il mercato cinese, con vendite in crescita del +40% nel 2024 e un netto calo delle vendite di veicoli con motore a combustione interna (-17%). In Europa, invece, le vendite di EV sono diminuite, rendendola l’unico grande mercato a registrare una contrazione in questo segmento. Solo il comparto degli ibridi ha mostrato segnali di vitalità (+20% nel 2024), anche se a beneficio dei produttori asiatici.

Anche l’industria tedesca in crisi

All’interno di un contesto estremamente instabile c’è poi il caso della Germania, colonna portante del settore automobilistico europeo, che sta affrontando una grave crisi di sovrapproduzione e margini in calo. La domanda di veicoli tradizionali è in diminuzione ma la produzione resta elevata, generando costi di inventario e vedendo grandi impianti sottoutilizzati. Senza interventi decisi, il 2025 potrebbe portare a chiusure di stabilimenti e a una contrazione delle supply chain.

Tre ostacoli strutturali per il settore europeo

  1. Innovazione mancata nell’elettrificazione: I produttori europei hanno investito meno della metà rispetto ai concorrenti cinesi in ricerca e sviluppo, con una spesa media del 6% dei ricavi, rendendo i veicoli europei meno competitivi e più costosi (15-30% in più rispetto ai modelli cinesi).
  2. Dipendenza dalla Cina: La Cina domina il mercato delle batterie, fornendo circa due terzi della produzione globale e aumentando la sua quota di mercato in Europa (7-8% nel 2024). Una guerra commerciale con la Cina aggraverebbe ulteriormente il declino delle quote di mercato europee in Asia.
  3. Disallineamento tra ambizioni politiche e realtà di mercato: Le nuove normative europee sul CO2 rischiano di penalizzare il settore con multe superiori ai 10 miliardi di euro, mentre l’alto costo dell’elettricità rende l’utilizzo di EV meno conveniente rispetto ai veicoli tradizionali.
    Un piano in 10 punti per rilanciare l’auto in Europa
    Gli esperti suggeriscono una roadmap per rafforzare la competitività europea, ispirata a modelli di successo come la politica industriale cinese, l’approccio equilibrato della Norvegia e la strategia tecnologica di Tesla. Per i leader del settore le azioni potrebbero consistere nel ridurre la gamma di modelli a 5-6, concentrandosi su versioni ibride ed elettriche, nell’investire nella verticalizzazione della filiera e in soluzioni di ricarica personalizzate, nell’aumentare il capitale investito in tecnologia, ricerca e sviluppo fino al 10% dei ricavi, nell’esplorare nuovi mercati emergenti come India, Vietnam e Sud America e, infine, nel favorire joint venture e progetti collaborativi per ridurre i costi e accelerare l’innovazione. Per i policymaker le azioni potrebbero consistere nell’applicare tariffe del 40-50% per veicoli con componenti non europei che entrano nel mercato comune, nell’offrire incentivi fiscali alle joint venture con partner non europei per la produzione in Europa, nel finanziare infrastrutture di ricarica. Gli investimenti necessari ammonterebbero a 200-300 miliardi di euro, a seconda delle misure da mettere in campo, come un sistema di incentivi per i consumatori su EV sotto i 45.000 euro che abbiano almeno il 75% di componenti europei.

Un piano in 10 punti per rilanciare l’auto in Europa

Gli esperti suggeriscono una roadmap per rafforzare la competitività europea, ispirata a modelli di successo come la politica industriale cinese, l’approccio equilibrato della Norvegia e la strategia tecnologica di Tesla. Per i leader del settore le azioni potrebbero consistere nel ridurre la gamma di modelli a 5-6, concentrandosi su versioni ibride ed elettriche, nell’investire nella verticalizzazione della filiera e in soluzioni di ricarica personalizzate, nell’aumentare il capitale investito in tecnologia, ricerca e sviluppo fino al 10% dei ricavi, nell’esplorare nuovi mercati emergenti come India, Vietnam e Sud America e, infine, nel favorire joint venture e progetti collaborativi per ridurre i costi e accelerare l’innovazione. Per i policymaker le azioni potrebbero consistere nell’applicare tariffe del 40-50% per veicoli con componenti non europei che entrano nel mercato comune, nell’offrire incentivi fiscali alle joint venture con partner non europei per la produzione in Europa, nel finanziare infrastrutture di ricarica. Gli investimenti necessari ammonterebbero a 200-300 miliardi di euro, a seconda delle misure da mettere in campo, come un sistema di incentivi per i consumatori su EV sotto i 45.000 euro che abbiano almeno il 75% di componenti europei.

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