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CNA: non c’è solo l’evasione IVA, ma anche l’evasione PFU – servono controlli e sanzioni per risanare il sistema PFU

Il problema dei PFU è per il settore uno degli argomenti più scottanti del 2024. I gommisti si lamentano continuamente dei mancati prelievi, il Ministero ha istituito un extra target del 10%, organizzando al contempo delle verifiche per capire l’entità reale del problema, mentre è in arrivo il registro produttori e importatori pneumatici, che si spera risolva la questione, ma non si sa quando.

Sulla questione sono voluti intervenire anche Giuseppe Calì, Presidente nazionale CNA Gommisti, ed Edmondo Grosso, Presidente CNA Gommisti e componente del comitato nazionale gommisti CNA, con l’obiettivo di sensibilizzare gli organi competenti a prendere in considerazione anche l’evasione sul mancato versamento del contributo per la gestione dei pneumatici fuori uso (PFU) e non solo quella dell’IVA nei controlli.

“Negli ultimi anni leggiamo sempre più frequentemente notizie relative a evasioni dell’IVA, chiusura di siti web, aziende, multe e via dicendo, ma non viene mai preso in considerazione il contributo relativo alla gestione dei pneumatici fuori uso. Ci sono titoloni relativi ai 28 milioni di IVA evasa, agli ultimi 40 milioni appena scoperti. Mai, purtroppo, l’attenzione è focalizzata sul mancato versamento del contributo PFU e di quello che questo a sua volta genera. E non mi riferisco ovviamente alla stampa o ai consumatori finali: parlo naturalmente del Ministero e della Guardia di Finanza, che dovrebbero intervenire sulla questione”, ha affermato Giuseppe Calì.

Si può stimare il numero di PFU a terra? Perché qualcuno parla di numeri sovrastimati?

Calì: No, al momento non ci sono strumenti per ottenere un monitoraggio puntuale. I gommisti hanno la possibilità di chiedere a tutte le forme di gestione di rimuovere i propri PFU, quindi solo il Ministero potrebbe, forse, sapere quante sono le quantità complessive in modo più o meno preciso.

Grosso: Non si può stimare un numero, ma io mi sento di dire che i numeri sono addirittura sottostimati. Si è messo in campo un nuovo extra target pari al 10% dell’immesso, ma sono arrivate poche richieste al Ministero. Perché? Perché il problema è che non tutti i gommisti sono iscritti ad una associazione di categoria. Di conseguenza, le richieste sono poche e sembra, così, che i PFU a terra siano meno di quello che in realtà sono. Ma non è così. Da stime fatte di recente risulta che siano 4 milioni, ma io ne stimo 8 milioni di pezzi.

Come arriva a questa stima?

Edmondo Grosso, Presidente CNA Gommisti e componente del comitato nazionale gommisti CNA

Grosso: Facendo alcuni semplici conti. Il Ministero pubblica il BIP, in cui si trovano le ragioni sociali che importano e immettono pneumatici sul mercato italiano. Nella mia provincia, Biella, ci sono 7 aziende iscritte come importatrici di pneumatici. Supponendo che la provincia di Biella sia virtuosa, cioè considerando che tutte le aziende che realmente importano pneumatici siano iscritte al registro, ho fatto alcuni confronti con altre provincie, confrontando anche la popolazione con il parco circolante.

È normale che a Firenze ci siano solo 5 aziende che importano pneumatici? Oppure 12 a Forli e Cesena? Per non parlare delle 2 di Crotone, l’unica di Enna, le 2 di Prato, con 90mila veicoli, o le 5 di Rimini. A Messina, con 479mila veicoli, nessuno importa pneumatici, così come a Siracusa e Nuoro.

In Trentino, invece, dove in tutta la regione ci sono 870mila veicoli, ci sono 33 imprese iscritte.

Forse bisogna riconsiderare la virtuosità di Biella: mi risulta siano circa il doppio gli importatori. Andando a vedere il totale degli importatori iscritti, nell’elenco BIP siamo a 969 imprese. Mantenendo la stessa proporzione, che è sicuramente un numero stimato per difetto, siamo a 1.800 importatori.

E’ interessante anche andare a vedere i codici Ateco degli iscritti, collegati alle partite IVA dichiarate, perché alcuni sono veramente curiosi: attività non specializzata lavori edili e muratori, controllo qualità prodotti processi e sistemi, commercio al dettaglio mobili per la casa. Come possono importare pneumatici queste imprese?

Sono numeri impressionanti…

Grosso: E non è finita qui. Se andiamo a vedere gli articoli che escono sulle varie evasioni IVA, si possono fare altri conti. L’ultimo parlava di 28 milioni euro di fatturazione, 6,1 milioni di IVA evasa. Più o meno si sta parlando di 466mila pezzi che, moltiplicati per 8 kg di media, significa 4.000 tonnellate di pneumatici immessi sul mercato italiano in due anni. Ma questi numeri significano anche 1 milione e 250mila euro di contributi PFU evasi e 275mila euro di IVA non versata.

Un altro esempio. Nel gennaio scorso sono stati chiusi dalla Finanza 7 siti di vendita online con l’operazione Pit Stop. Si parlava di 40 milioni di IVA evasa, quindi 181 milioni di fatturato. Con una media di 60 euro a gomma sono 30 milioni di pezzi, ovvero 24.000 tonnellate di pneumatici e, con il PFU a 2,5 euro a pezzo, stiamo parlando di oltre 7 milioni più IVA di mancato contributo PFU.

E’ mai possibile non recuperare questi soldi? Il sistema PFU è in crisi proprio per queste importazioni illegali? Possibile che nessuno faccia nulla?

Qual è la soluzione a questo problema?

Giuseppe Calì, Presidente nazionale CNA Gommisti

Calì: È impossibile pensare che il consumatore finale da solo si auto-regoli, andando a controllare se un rivenditore paga l’IVA e il contributo PFU o no. Così come, diciamolo una volta per tutte, è impossibile sperare che la Finanza si muova per 50 euro di IVA sul singolo acquisto del cliente finale. E’ una falsa speranza di molti colleghi gommisti, ma non accadrà mai.

Servono controlli e serve che nei controlli venga preso in considerazione il pagamento del PFU. Può accadere che i colleghi che importano illegalmente siano gli stessi che poi hanno i problemi per lo smaltimento, ma va anche chiarito che le irregolarità, in molti casi, ricadono invece su gommisti che hanno operato regolarmente e si ritrovano con quantitativi insostenibili di PFU non raccolti; pertanto è fondamentale che i controlli avvengano in tutte le fasi della filiera, per intercettare trasversalmente tutti i possibili ambiti di evasione. I calcoli nelle regioni e nelle provincie sono tutti sballati perché ci sono importatori illegali che buttano dentro nelle loro province pneumatici a tutto spiano.

Per non parlare del fenomeno della vendita delle gomme usate, che genera un PFU da smaltire 6 mesi dopo la vendita.

Alcuni tentativi sono stati fatti nel tempo, come il tavolo di Cambio Pulito e come altre proposte che miravano a creare un sistema di tracciabilità o il recente Registro Produttori e Importatori, che è sicuramente un progetto interessante, ma che sta andando per le lunghe.

Chiediamo quindi agli organi competenti di verificare non solo le eventuali evasioni IVA, ma anche l’evasione PFU. Anzi, di più: chiediamo di riprendere in mano le precedenti evasioni IVA e ricalcolare evasione PFU e evasione IVA relativa all’evasione PFU.

Sul fronte dei controlli, inoltre, una attenzione specifica va posta sull’operato dei sistemi individuali ad oggi accreditati e, in particolare, nei confronti dei soggetti che dichiarano di immettere quantitativi <200ton, ma che in realtà superano questo quantitativo senza adempiere ai conseguenti obblighi normativi.

Infine, la CNA da tempo sollecita un intervento più strutturato di risoluzione definitiva delle problematiche, passando anche attraverso una modifica normativa.

In tal senso, ad esempio, una proposta potrebbe essere quella di implementare un meccanismo che garantisca comunque la totale raccolta dei PFU presenti sul territorio, attraverso l’istituzione di un fondo unico in cui far confluire i contributi versati e coordinare, conseguentemente, la raccolta tra i vari Consorzi e sistemi autorizzati. Si tratta di replicare un modello già utilizzato in altri sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore.

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