L’industria della gomma in Germania va verso una “morte lenta”
“Abbiamo bisogno di un massiccio sostegno politico per evitare l’esodo dell’industria nazionale della gomma verso l’estero”. Con queste parole, Michael Klein, presidente dell’Associazione tedesca dell’industria della gomma (wdk) che rappresenta circa 200 aziende con circa 70.000 dipendenti e un fatturato annuo totale di dieci miliardi di euro, lancia l’allarme dopo gli annunci di chiusura di fabbriche da parte di Goodyear e Michelin.
“Gli esempi clamorosi di chiusure di siti e delocalizzazioni industriali negli ultimi giorni e settimane mostrano chiaramente che le condizioni del quadro della politica energetica in Germania, in particolare come sede ad alto salario, non sono più competitive, anche all’interno dell’Europa“, continua il presidente dell’associazione.
A differenza delle PMI tedesche che hanno una storia e un posizionamento di lunga data, le aziende internazionali stanno rivalutando il loro impegno nei confronti della Germania sulla base di specifiche condizioni locali e dati economici. E, in molti casi, hanno deciso di non restare. L’associazione sostiene di aver segnalato queste difficoltà con energia in questi anni, ma, adesso, le multinazionali stanno passando ai fatti.
“L’industria della gomma di medie dimensioni ha gli stessi problemi di localizzazione delle aziende che si ritirano. Gli adeguamenti strutturali, che sono inevitabilmente necessari, stanno solo avvenendo con un certo ritardo. Vogliamo davvero aspettare e vedere la lenta morte delle industrie in Germania?”, si è chiesto Klein. “L’attuale esodo dei reparti di ricerca e sviluppo è particolarmente pericoloso, perché non si perde solo la produzione, ma anche un know-how promettente”.
Di fronte al governo federale, che si trova in acque finanziarie difficili, Klein ha chiesto di tenere presenti le conseguenze concrete di una politica economica sempre più restrittiva e gravosa.
“La frammentazione economica porta alla frammentazione sociale e porta alla frammentazione politica e quindi alla diffusione del populismo”, ha concluso Klein.

