Intervista Greentire: Bianco presenta la proposta di ‘riforma’ della gestione dei PFU
All’interno della manifestazione FuturMotive, Greentire ha affrontato, in un convegno molto partecipato, una disamina della situazione inerente la gestione degli PFU, presentando una proposta di ‘riforma’ del comparto. Ne abbiamo parlato con il presidente Roberto Bianco.
Ci può riassumere i punti salienti della proposta?
La filiera degli PFU è, da tempo, considerata, giustamente, a mio parere, come una filiera di eccellenza ma, periodicamente, la situazione si complica e crea problemi ai punti di generazione del rifiuto, tipicamente i gommisti. Sono convinto che non si tratti solo di episodi sporadici, ma condizioni legate a problemi endemici, causati da aspetti non precisamente normati del D.M. vigente. A ciò si aggiungono anche interpretazioni non univoche dei soggetti gestori, alcune delle quali appaiono quantomeno non etiche, ove addirittura non illecite.
A FuturMotive, in un evento moderato dal noto giornalista televisivo Luca Telese, Greentire ha elencato, in modo trasparente, alcuni di questi aspetti del D.M. 182/2019 che meritano di essere oggetto di modifica. Ma dato che il sistema adottato in Italia è quello della responsabilità estesa del produttore, e Greentire rappresenta i produttori e gli importatori ad essa associati, abbiamo ritenuto un nostro preciso compito, quello di proporre delle soluzioni, realistiche e già pronte all’uso, invece di semplicemente lamentarci e attendere l’intervento di terzi.
Quali sono gli aspetti meritevoli di modifica cui accennava?
Sono molteplici. Noi crediamo di averli tutti identificati e cerco di sintetizzarli: l’assenza o la fallacia dei dati disponibili nel settore, la mancata gestione degli pneumatici ricostruiti e delle carcasse, il non distinguere coloro che importano pneumatici senza fini commerciali ma per proprio uso privato (ad esempio, flotte di autotrasporto), l’assenza di un tavolo di coordinamento, l’assenza di una relazione stabile tra produttori del rifiuto e gli operatori della raccolta/gestione, l’istituzione della figura del “rappresentante autorizzato” senza adottare provvedimenti adeguati al fine di evitare che tale figura possa assumere aspetti ben lungi dallo scopo per la quale è stata introdotta, una errata quantificazione del limite (200 tonnellate) da cui scattano i più severi obblighi di raccolta, non corrette e non verificate modalità di calcolo del target dell’immesso, la mancata definizione di parametri oggettivi con cui valutare la congruità del contributo ambientale, il mancato utilizzo di criteri di sostenibilità nella valutazione dell’operato dei gestori, falle nei movimenti transfrontalieri, il disallineamento temporale tra costi e ricavi da contributo, l’assenza della figura del gommista tra i soggetti gravati da diritti/doveri e la mancanza di limiti (e controlli) in alcune attività dei gestori, specificatamente in ambito ricerca e comunicazione.
Qual è la proposta di Greentire?
La proposta è, di fatto, un pacchetto di misure già pronte per l’uso, sia per la parte gestionale sia per la parte normativa. Considerando le sopraindicate criticità, abbiamo ritenuto che non fosse possibile apportare tutte queste modifiche al D.M. vigente per cui, partendo da una sorta di “foglio bianco”, abbiamo modificato, in parte, lo schema di funzionamento e riscritto una regolamentazione, che si basa su un vero e proprio cambio di paradigma, ossia non utilizzare quale target l’immesso, ma l’arising, termine utilizzato per identificare gli PFU comunque presenti sul territorio, peraltro utilizzando un criterio di raccolta differente dall’attuale (quello geografico), sostituendolo con quello della “difficoltà di raggiungimento” del punto di generazione del rifiuto. La creazione di un rapporto di diritti e doveri tra gommisti e gestori è un altro pilastro della proposta, così come l’istituzione di un centro di coordinamento simile a quello già in essere nei RAEE.
Ritenete che questa proposta possa definitivamente risolvere le problematiche del settore?
Riteniamo di sì. Certamente, ove adottata una regolamentazione quale quella proposta, sarà necessario un periodo di “rodaggio”, ma tutte le simulazioni che abbiamo fatto ci portano a ritenere che sia possibile risolvere definitivamente i problemi che oggi ci affliggono.
Di che simulazioni parliamo?
Crediamo che, nell’era degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, sia necessario utilizzare nuovi strumenti. Abbiamo, quindi, contattato Il Politecnico di Milano e, con il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, abbiamo ideato un software in grado di verificare e monitorare le idee che abbiamo trasfuso in quella sorta di regolamentazione del settore cui accennavo. E i risultati sono più che incoraggianti. Ovviamente, ove il MASE ritenesse valido e di interesse il nostro software, Greentire è disponibile a cederne gratuitamente l’utilizzo. La nostra finalità, credo sia evidente, non è quella di acquisire posizioni di merito, ma di aiutare il sistema, ed il Paese, ad ottenere i migliori risultati possibili, soprattutto in ambito ambientale.
Come è stata accolta la vostra proposta?
Con riferimento alle Istituzioni, speriamo favorevolmente. Con riferimento agli operatori, premesso che nell’evento di presentazione non è stato possibile dettagliare la proposta, direi che vi è stato, certamente, un grande interesse. Abbiamo manifestato la disponibilità di Greentire a illustrare e condividere, con qualunque portatore di interesse, le nostre idee. Mi aspetto che coloro che operano correttamente – partendo dai gommisti e dalle loro associazioni, per proseguire ai raccoglitori ed i centri di recupero, sino ad arrivare ai soggetti gestori – le accolgano favorevolmente. Al contrario, chi nella vigente normativa ha trovato spazi per generare illeciti guadagni o privilegi, le osteggerà con forza. Mi riferisco, tra gli altri, a tutti coloro che generano significativa parte dei propri guadagni con la commercializzazione di pneumatici comprati irregolarmente ed a quei soggetti gestori che utilizzano la raccolta degli PFU come strumento commerciale di vendita a disposizione dei propri soci. O, ancora, chi eroga a soggetti privi di effettivi titoli o riconoscimenti, centinaia di migliaia di euro di contributi in progetti di ricerca, magari con scopi evidentemente pretestuosi. Ben conoscendo il settore, crediamo di aver identificato tutti quegli aspetti che, grazie a interpretazioni normative border line (ove non oltre) consentono il drenaggio di denaro e permettono la re-distribuzione dei profitti, attività del tutto illecita e incompatibile con l’assenza dello scopo di lucro della nostra attività, cosi come prevista dal D.M. 182/2019.