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Farnese Pneumatici, vertici assolti per riciclaggio e caduta in prescrizione l’accusa di frode fiscale

Mercoledì 17 giugno il tribunale di Viterbo ha assolto con formula piena i vertici di Farnese Pneumatici dall’accusa di riciclaggio, in quanto, in questo caso, non è previsto dalla legge come reato. L’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale è invece caduta, senza ulteriori approfondimenti, per avvenuta prescrizione. Il Tribunale ha infatti dichiarato “di non doversi procedere per avvenuta prescrizione”.

Nell’aprile 2019 Farnese Pneumatici aveva depositato l’istanza di concordato, che però è stata respinta, in quanto non ammissibile nel dicembre dello stesso anno.

La sentenza di fallimento dell’azienda di Vetralla, in provincia di Viterbo, è stata emessa il 2 marzo scorso e il prossimo 17 settembre 2020 è prevista l’udienza per l’esame dello stato passivo.

Si chiude così il processo relativo all’inchiesta del 2014, secondo cui Farnese Pneumatici era coinvolta in una presunta frode fiscale per un totale di Iva non versata all’erario di 6 milioni e 357.000 euro. Il Gip del Tribunale aveva inoltre disposto il sequestro preventivo di oltre 11 milioni di euro in beni mobili e immobili e quote societarie (una cifra pari a imposta non versata, sanzioni e interessi), a carico di sei soggetti: Maurizio Farnese, presidente del consiglio d’amministrazione, Franco Farnese e Maddalena Cinquantini, membri del consiglio d’amministrazione e i tre presunti gestori occulti di società intermediarie, i napoletani Gaetano Acanfora, Louis Frederick Acanfora e Linda Brusi. Il sequestro era stato eseguito dalla Guardia di finanza e revocato dal riesame dopo pochi giorni.

L’indagine si riferiva ad una presunta frode carosello messa in atto tra il 2007 e il 2011: Farnese Pneumatici avrebbe acquistato le gomme non direttamente dal fornitore tedesco, ma attraverso delle società interposte, che hanno emesso fatture per 39 milioni e 820.000 euro senza versare l’Iva e che hanno poi fatturato la merce a Farnese Pneumatici, che ha potuto invece detrarla. Il risultato della triangolazione avrebbe consentito a Farnese Pneumatici di offrire al mercato prodotti a prezzi estremamente competitivi, alterando l’equilibrio del mercato stesso con un comportamento sleale rispetto alla concorrenza.

Maurizio Farnese aveva subito replicato alle accuse, affermando che l’azienda era all’oscuro del comportamento fraudolento del fornitore: “La Farnese Pneumatici S.p.A, purtroppo, si è trovata indirettamente coinvolta in una frode detta carosello commessa da alcuni dei nostri fornitori di pneumatici. La Farnese Pneumatici S.p.A. è sempre stata ed è un’azienda sana, gestita con sani principi e nel rispetto delle regole e delle persone.

Si chiude, dunque, la vicenda a distanza di sei anni e gli avvocati difensori di Farnese Pneumatici, Gabriele, Salvatore e Catello Vitiello, dichiarano alla stampa locale (Tusciaweb) di essere “stati sempre convinti dell’assoluta innocenza dei signori Farnese” e sottolineano che l’agenzia delle entrate aveva già archiviato la posizione dell’azienda nel 2015, dimostrando “la totale infondatezza dell’ipotesi accusatorio in sede tributaria”.

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