Ancora stop per le macchine agricole, il commento di FederUnacoma: “decreto strabico e paradossale”
Il nuovo decreto sull’emergenza sanitaria, varato ieri sera dal Governo, esclude ancora una volta le macchine per l’agricoltura (codice Ateco 28.30) dal novero dei settori necessari. Il Decreto conferma l’esigenza di garantire l’attività agricola, ritenuta fondamentale per gli approvvigionamenti alimentari, ma non consente che si producano i macchinari per poterla praticare. Analogamente, permette le attività forestali e le attività delle filiere bioenergetiche ma senza che gli operatori di questi settori possano accedere ai mezzi meccanici che servono per realizzarle.
“È una concezione medievale dell’agricoltura e delle attività in ambiente rurale – commenta il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – perché nessuna lavorazione può essere eseguita manualmente, senza macchine e ricambi adeguati”. Per fare l’agricoltura occorrono infatti trattori, attrezzature per la lavorazione del terreno, seminatrici, macchine per i trattamenti, per l’irrigazione e la raccolta, ricambi, componenti e molto altro – avverte la Federazione dei costruttori – così come per le attività forestali e per la filiera bioenergetica occorrono trattrici, sollevatori, motoseghe, rimorchi, cippatrici e molte altre tipologie di mezzi. Le forniture di macchinari dovrebbero essere garantite alle aziende agricole e forestali ma questo è ora impossibile per decreto governativo, e molti mezzi meccanici già ordinati per le lavorazioni stagionali più urgenti non potranno essere consegnati, con danni incalcolabili soprattutto per le produzioni alimentari.
C’è poi un aspetto di metodo, nella condotta del Governo, che è altrettanto grave e che il presidente Malavolti pone con forza: “Le ragioni per le quali abbiamo chiesto la riapertura delle fabbriche per la fornitura dei macchinari, peraltro garantendo protocolli di massima sicurezza per i lavoratori, sono chiare, ben motivate e sostenute da tutte le organizzazioni professionali agricole che hanno denunciato l’emergenza relativa proprio alla mancanza di macchinari”. “Viceversa – sostiene il presidente dei costruttori – sono incomprensibili ed oscure le ragioni per le quali il nostro comparto, dopo essere stato correttamente inserito nel nuovo decreto, è stato poi escluso all’ultimo momento”. Risulta infatti che, contro il parere degli stessi Ministri dell’Agricoltura Bellanova e dello Sviluppo Economico Patuanelli, le rappresentanze sindacali si siano imposte per l’esclusione del comparto, e questo malgrado gli accordi e i protocolli già messi a punto, presso le aziende della meccanica agricola, dalle stesse rappresentanze sindacali territoriali. “Ne è scaturito un decreto strabico e paradossale – conclude il presidente Malavolti – che indica come strategica le filiera dell’agricoltura e dei settori industriali collegati, e che poi impedisce, cancellandone i codici, la produzione proprio dei beni strumentali che le sono indispensabili. “Sono incongruenze gravi – conclude Malavolti – sulle quali torneremo subito ad interpellare il Governo”.
Il mercato delle macchine agricole paga il prezzo dell’emergenza sanitaria
I dati sulle vendite nella prima parte dell’anno evidenziano, infatti, un crollo nel mese di marzo, caratterizzato dal rallentamento delle attività e poi dal blocco dei siti produttivi. Anche in presenza di una riapertura degli impianti industriali, il secondo semestre resterà condizionato dalla riduzione dei volumi prodotti e dalla minore capacità d’investimento da parte delle imprese agricole.
Il mercato delle macchine agricole paga il prezzo dell’emergenza sanitaria, e nel mese di marzo segna cali vistosi per le trattrici (-34,4%), le mietitrebbiatrici (-12,5%), le trattrici con pianale di carico (-21,1%), i rimorchi (-39,3%) e i sollevatori telescopici agricoli (-10,5%).
Nel mese di marzo, infatti, si è registrato un progressivo rallentamento delle attività produttive (con la chiusura spontanea per ragioni di sicurezza di numerose aziende della meccanica agricola) culminato poi con il blocco totale delle attività a seguito del Decreto Ministeriale del 25 marzo.
Sul dato statistico di marzo, peraltro, ha pesato in taluni casi anche il blocco delle pratiche d’immatricolazione presso gli uffici della Motorizzazione, causato anch’esso dalle misure precauzionali adottate nelle strutture pubbliche. Nella statistica relativa al primo trimestre dell’anno – che l’Ufficio Studi di FederUnacoma realizza sulla base dei dati relativi alle registrazioni forniti dal Ministero dei Trasporti – il dato di marzo si compensa con quelli riferiti ai mesi di gennaio e febbraio ancora non condizionati dall’emergenza epidemia.
Nella media del trimestre le immatricolazioni di trattrici calano del 14,6%, le immatricolazioni di rimorchi del 17,4%, mentre complessivamente in attivo risultano le trattrici con pianale di carico (+2,6%) e i sollevatori telescopici (+9,1%).
Sul bilancio del prossimo trimestre peserà, purtroppo, il blocco totale della produzione e commercializzazione dei macchinari che ha caratterizzato la prima metà di aprile. “Anche in presenza di una riapertura dei siti industriali – rileva FederUnacoma – i volumi prodotti saranno notevolmente ridotti, per la necessità di rispettare le norme di sicurezza e prevenzione all’interno degli impianti. Di conseguenza anche il mercato potrà disporre di minori quantitativi di macchinario, in un contesto che vedrà comunque una minore capacità di spesa da parte delle aziende agricole a causa della congiuntura infelice. Le previsioni per il secondo trimestre indicano dunque un perdurare della fase negativa, in attesa che l’arrivo della stagione estiva e l’attenuarsi dell’emergenza possano incoraggiare una ripresa più robusta delle attività nel comparto.“