Il commento del CNA sul rapporto sui flussi illegali di pneumatici e PFU
Il 21 gennaio scorso a Roma è stato presentato il rapporto conclusivo dell’Osservatorio sui flussi Illegali di pneumatici e PFU dal titolo “I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia: numeri, scenari e proposte”. Il CNA, nella persona del portavoce dei gommisti all’interno della Confederazione Giuseppe Calì, ha rilasciato la seguente nota:
Martedì, presso il Ministero dell’Ambiente, alla presenza del Ministro Sergio Costa, è stato presentato il Rapporto conclusivo dell’Osservatorio sui flussi Illegali di pneumatici e PFU, un lavoro realizzato con CambioPulito, la piattaforma promossa dai consorzi di filiera per la gestione degli Pneumatici Fuori Uso (PFU) Ecopneus, EcoTyre e Greentire – che gestiscono circa l’85% del totale nazionale – Legambiente, le associazioni di categoria CNA, Confartigianato, Airp e Federpneus.
CNA, nel rappresentare le imprese che operano nel rispetto delle regole, non poteva che condividere gli obiettivi che hanno portato alla definizione di CambioPulito: E’ stata un’esperienza importante, di confronto e dialogo tra tutti i soggetti della filiera, fondamentale per comprendere i processi e individuare possibili soluzioni e, soprattutto, avanzare proposte in grado di migliorare la gestione della propria attività degli operatori del settore.
Infatti, a fronte dell’attuale regolamentazione del sistema di recupero, assistiamo ormai periodicamente, a ritardi nei ritiri di 2 o 3 mesi, esponendo le imprese, da nord a sud, a procedimenti penali. Alcuni di questi sono aperti e tuttora in corso, a carico di gommisti, costretti a stoccare quantitativi in eccesso nei propri piazzali.
Siamo consapevoli che queste condizioni di difficoltà hanno motivazioni differenziate: importatori che dovrebbero gestire direttamente i quantitativi immessi, ma che di fatto incassano il contributo senza dar conto dei quantitativi gestiti; pneumatici usati che vengono importati senza versare il contributo; aziende estere che vendono attraverso il web sul nostro mercato non rispettando le procedure; aziende italiane che, sempre attraverso il web, vendono nel nostro mercato con la procedura di trasferimento di beni intracomunitari, che si traduce in un’evasione sia dell’Iva che del contributo, quantitativi indicati nei formulari che spesso non corrispondono con le quantità effettivamente scaricate.
Una situazione complessa e variegata, ma che porta, alla fine, ad avere conseguenze negative su un unico soggetto, il gommista, che paga la concorrenza sleale praticata da chi sta fuori dalle regole e il rischio di sanzioni per i quantitativi di gomme che rimangono sui piazzali.
Ci auguriamo che il nuovo decreto 80/11 possa quanto meno colmare quei vuoti normativi in materia di controlli lungo tutta la filiera, dal produttore al raccoglitore, per risolvere almeno in parte le ormai note falle del mercato degli pneumatici.
Chiediamo, inoltre, che venga istituito presso il Ministero una task force dedicata e che venga ripristinato l’elenco degli importatori e gestori del PFU, ormai fermo al 2017, così da creare forme di controllo efficaci di chi gestisce e come gestisce i quantitativi di PFU.