Il commento di Ecopneus alla nota del Ministero dell’Ambiente – Intervista a Giovanni Corbetta
La nota del Ministero dell’Ambiente che richiama i produttori/importatori che hanno trasformato la raccolta di PFU in una strategia commerciale a loro vantaggio più che un servizio a favore della collettività (che lo paga) ha colto il settore come un fulmine a ciel sereno. Ne abbiamo parlato con Giovanni Corbetta, direttore di Ecopneus, il consorzio che raccoglie la maggior parte dei PFU in Italia.
Si aspettava questo intervento del Ministero?
Sicuramente mi ha colpito il fatto che il Ministero abbia fatto una nota così chiara e incisiva su un tema delicato come questo, anche se già noto agli addetti del settore.
E’ quindi una pratica diffusa?
E’ una tendenza che ha riguardato un po’ tutti quella di assimilare la gestione dei PFU alle proprie attività commerciali e probabilmente per questo il Ministero ha deciso di intervenire. Negandolo, ma lo hanno fatto in molti, a volte anche in buona fede.
Da dove nasce il problema?
Purtroppo, vista l’ampia presenza di merce in nero nel mercato italiano, non è possibile rispondere tempestivamente a tutte le richieste di raccolta che arrivano e quindi, offrire una raccolta puntuale ai propri clienti, è diventato un servizio strategico, che può spingere le vendite stesse.
Favorire chi acquista i prodotti dei soci del consorzio è diventato un trend che hanno seguito in parecchi. Ciò non toglie che sia illegale o quantomeno scorretto.
Ecopneus come si comporta nella pianificazione degli interventi di ritiro?
Dovendo gestire grandi numeri, abbiamo costruito un sistema automatico molto preciso, per cercare di dare un servizio il più possibile efficiente e uniforme.
Qualche anno fa, in realtà, anche noi abbiamo fatto qualche eccezione, presi dall’ansia, a fine anno, di svuotare i piazzali pieni di alcuni operatori in maggior difficoltà. Ma poi siamo tornati alla procedura standard, in base alla quale interveniamo rispettando l’ordine di arrivo delle richieste, senza fare alcuna preferenza, su tutto il territorio nazionale e raccogliendo ogni tipologia di PFU.
Come si fa ad accontentare tutti, soprattutto nelle zone più critiche?
La gestione di un sistema così complesso deve garantire il servizio a tutti coloro che ne fanno richiesta, ma deve anche rispettare l’economicità e l’efficienza del sistema stesso. Il Ministero stesso, del resto, nella sua nota, spiega che i consorzi “sono tenuti a rispondere alle richieste di raccolta pervenute da ogni punto di generazione” … “fatta salva comunque la facoltà di organizzare la gestione con modalità che ne garantiscano l’efficienza, l’efficacia, l’economicità e la trasparenza”.
È evidente che intervenire in Pianura Padana o nell’Appennino comporta costi diversi. Ci sono zone dove lavorano piccoli gommisti, sparsi in territori montuosi o impervi. Un consorzio deve però organizzare la propria attività in modo da raggiungere tutti, mantenendo un costo medio allineato. Scegliere di andare esclusivamente dove è facile e costa poco non è corretto. Bisogna intervenire ovunque, anche se con frequenze diverse.
Nel sistema abbiamo anche un indicatore, che mostra per ogni provincia, in base alla popolazione, se siamo sotto (in rosso) o sopra (in verde) la media con gli interventi. È un indicatore importante e immediato che ci consente di aggiustare il tiro quando serve.
Cosa ci dice della trasparenza a cui fa riferimento la nota del Ministero?
È fondamentale puntare sempre sulla trasparenza, per prevenire i problemi. Il prossimo passo che vorremmo fare è infatti l’inserimento nel nostro sito internet di una specie di cruscotto con tutti gli indicatori utili per capire come spendiamo i soldi che i consumatori ci affidano per gestire i pneumatici a fine vita. I consorzi come il nostro vivono infatti perché, per legge, ricevono i soldi dagli utenti finali, non perché se li guadagnano. Visto inoltre che non facciamo utile per definizione, è giusto rendere conto ai nostri finanziatori di come spendiamo il denaro che ci affidano.
Come giudica il messaggio del Ministero?
È un avvertimento e un ulteriore paletto alla struttura. La nota chiarisce molto bene le regole anche a chi operava in buona fede, non rendendosi conto di attuare un comportamento sbagliato.
Per noi, questo messaggio rafforza e conferma le procedure che applichiamo da sempre, dandoci la certezza di essere sulla strada giusta. E comunque, da oggi, saremo ancora più rigorosi.
Sarebbe bello che anche su altri punti critici della normativa venissero pubblicate delle circolari chiarificatrici, in modo da poterci uniformare tutti all’interpretazione autentica del Ministero.
pubblicato il 25 / 03 / 2019