Farnese Pneumatici – indagine per frode da 6 milioni di euro
La nota azienda viterbese Farnese Pneumatici si trova al centro di un’inchiesta relativa a frode fiscale per un totale di Iva non versata all’erario di 6 milioni e 357.000 euro. La fuga di notizie è balzata oggi alle cronache della stampa online locale e, nonostante gli organi istituzionali avessero deciso di non divulgarla, lo stesso tenente colonnello Costagliola, comandante del nucleo operativo della Polizia Tributaria di Viterbo, ne ha confermato alla nostra redazione il fondamento. Farnese Pneumatici ci ha invece inviato una replica, di cui pubblichiamo in calce il testo integrale, secondo cui l’azienda risulterebbe coinvolta solo “indirettamente” in una frode messa in atto dai propri fornitori a sua insaputa.
Risulta dunque confermato ufficialmente il provvedimento, emesso dal gip del tribunale su proposta della procura stessa, di sequestro preventivo di oltre 11 milioni di euro in beni mobili e immobili e quote societarie (una cifra pari a imposta non versata, sanzioni e interessi), a carico di sei soggetti. Sono infatti coinvolti nell’indagine Maurizio Farnese, presidente del consiglio d’amministrazione dell’omonima azienda, Franco Farnese e Maddalena Cinquantini, membri del consiglio d’amministrazione di Farnese Pneumatici e i tre presunti gestori occulti di società intermediarie, i napoletani Gaetano Acanfora, Louis Frederick Acanfora e Linda Brusi.
La procura di Viterbo ipotizza per tutti i gli indagati i reati di riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Sarebbero poi contestati, a vario titolo, reati tributari, come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti sempre per operazioni inesistenti. Martedì 15 luglio è prevista l’esecuzione del provvedimento da parte della finanza, otto mesi dopo la richiesta del pm Petroselli.
Le attività d’indagine affidate al PM Renzo Petroselli si riferiscono – come ci conferma il Comandante del nucleo operativo – “ad alcuni comportamenti individuati tra il 2007 e il 2011” e identificabili in una cosiddetta frode carosello. In pratica Farnese Pneumatici ha acquistato le gomme non direttamente dal fornitore tedesco, ma attraverso delle società interposte, che hanno emesso fatture per 39 milioni e 820.000 euro senza versare l’Iva e che hanno poi fatturato la merce a Farnese Pneumatici, che ha potuto invece detrarla. Gli atti di indagine parlerebbero di “fatture per operazioni soggettivamente inesistenti”, in quanto Farnese Pneumatici Spa avrebbe realmente acquistato materiale per l’importo indicato, ma da un fornitore diverso rispetto a quello riportato nelle fatture.
Il risultato della triangolazione avrebbe consentito a Farnese Pneumatici di offrire al mercato prodotti a prezzi estremamente competitivi, alterando l’equilibrio del mercato stesso con un comportamento sleale rispetto alla concorrenza.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale della replica di Farnese Pneumatici:
La Farnese Pneumatici S.p.A, purtroppo, si è trovata indirettamente coinvolta in una frode detta “carosello” commessa da alcuni dei nostri fornitori di pneumatici.
Io, Maurizio Farnese, in qualità di presidente del Consiglio di Amministrazione, sento il bisogno di chiarire, a coloro che hanno sempre creduto nella nostra azienda e nel nostro staff, la mia posizione, quella di tutto il consiglio di amministrazione, e ovviamente quella della Società.
La Farnese Pneumatici S.p.A. è sempre stata ed è un’azienda sana, gestita con sani principi e nel rispetto delle regole e delle persone.
Mi rendo perfettamente conto che, leggendo quanto i rotocalchi scrivono, sia veramente difficile credere alla nostra estraneità, confido però nella stima di chi ci conosce da sempre e sa come operiamo e quanto siamo rispettosi delle regole.
E’ devastante, credetemi, leggere enormi imprecisioni volte esclusivamente a fare notizia senza minimamente valutare le ripercussioni che tali mendaci affermazioni possono creare non solo all’azienda e alla famiglia Farnese ma alle centinaia di persone che lavorano e collaborano con noi, che tra l’altro, sono il nostro primo pensiero.
Vorrei avere la possibilità di spiegare, in questa sede, a quanti avranno voglia di capire cosa è accaduto, in maniera semplice e comprensiva, i tecnicismi li lascerò per altre sedi nelle quali sono fermamente convinto che riuscirò a dimostrare la totale buona fede mia, di tutto il consiglio di amministrazione e della Società.
Molto semplicemente, la Farnese Pneumatici S.p.A ha acquistato merce da fornitori che, a nostra insaputa, non hanno versato le imposte dovute ai sensi di legge. Ora l’Iva che tali fornitori non hanno versato viene richiesta a noi, che abbiamo acquistato la merce in quanto, secondo gli organi inquirenti, noi eravamo a conoscenza del comportamento fraudolento del nostro fornitore.
Non voglio eccedere nelle polemiche, perché per difendermi dalle accuse e dalle ingiurie ci muoveremo nelle opportune sedi e negli opportuni modi, ora ci preme solo chiarire la nostra posizione ai nostri collaboratori:
Alla Farnese Pneumatici S.p.A non sono stati contestati reati per emissione di fatture relative ad operazioni e documenti inesistenti, la Farnese Pneumatici non ha mai evaso l’IVA, l’iva non è stata versata dai fornitori della Farnese Pneumatici S.p.A.
Posso affermare, con orgoglio e senza timore di smentita, che in tutti questi anni la Farnese Pneumatici S.p.A ha sempre puntualmente e regolarmente versato l’IVA, le imposte sui redditi e i contributi.
Posso affermare con tranquillità che la Farnese Pneumatici S.p.A non ha mai eluso il fisco e non ha mai beneficiato di altrui evasioni fiscali e non ha alterato il mercato operando in maniera sleale rispetto alla concorrenza….ovviamente tutto ciò sarà dimostrato nei dovuti modi nelle opportune sedi.
Un’ ultima considerazione, e concludo, a noi viene praticamente addebitata l’iva non versata dal nostro fornitore, dopo che noi abbiamo già versato l’iva dovuta all’erario; mi chiedo, quando il fornitore non versava l’iva e non presentava le dichiarazioni dei redditi l’Agenzia delle Entrate, le Dogane, il Ministero delle Finanze dov’erano? Perché non hanno impedito a quel contribuente che non versava le imposte e non presentava le dichiarazioni di operare? Perché non gli hanno immediatamente impedito di continuare l’attività aiutando così gli operatori del mercato a non cadere in simili trappole. Troppo semplice scaricare le colpe di un sistema inefficiente su chi lavora, è presente e combatte quotidianamente per lavorare e dare lavoro ai propri dipendenti, troppo facile.
Vogliamo esternare la nostra piena fiducia nel sistema giudiziario: dimostreremo nelle relative sedi la nostra buona fede e la nostra totale estraneità a tali reati.
Ovviamente sarà necessario attendere i tempi della giustizia: nel frattempo, nonostante le enormi difficoltà createci da questo infondato coinvolgimento, noi resteremo sul campo a lavorare, come sempre abbiamo fatto.
pubblicato il 11 / 07 / 2014