Presentato il Piano Industria 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico – Il commento di Anfia

Il 21 settembre è stato presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il Piano Nazionale Industria 4.0 per rilanciare gli investimenti e le imprese italiane, che entrerà nella prossima Legge di stabilità.

Tra le “direttrici chiave” del Piano, gli investimenti innovativi, ovvero: 10 miliardi di Euro di incremento degli investimenti privati, che nel 2017 saranno portati da 80 a 90 miliardi; 11,3 miliardi in più di spesa privata in sviluppo, ricerca e innovazione, con un focus sulle tecnologie 4.0 nel periodo 2017-2020; l’incremento di 2,6 miliardi del volume degli investimenti privati “Early Stage” nel periodo 2017-2020.

E’ stata annunciata anche la costituzione di una cabina di regia che gestirà e coordinerà l’attuazione delle misure del piano. Si tratterà di un organismo pubblico-privato in cui oltre alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero delle Finanze, lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, la Cassa Depositi e Prestiti e altri Dicasteri per i rispettivi settori di competenza, opereranno anche soggetti privati: Università e Politecnici, nonché rappresentanti del mondo economico e imprenditoriale, da Confindustria alle imprese di eccellenza presenti sul territorio. Per chi investe in innovazione, il piano prevede un iperammortamento che passa dall’attuale 140% al 250% per i beni legati alla manifattura 4.0.

Anfia sottolinea che l’automotive è considerato il settore pilota di questo paradigma, in quanto presenta caratteristiche che ne facilitano e ne rendono immediatamente efficace e visibile l’applicazione. Infatti, è un comparto che opera verticalmente lungo l’intera catena del valore, con filiere lunghe ma trasparenti e tracciabili; include già oggi settori di competenza e addetti nativi digitali; lavora su tempi stretti di ingegnerizzazione del prodotto e rapide evoluzioni dello stesso; deve rispondere a crescenti esigenze di customizzazione attraverso una gestione snella e versatile delle varianti di prodotto, facendo dialogare le divisioni R&D e Produzione in modo intelligente. La digitalizzazione nel settore auto, inoltre, è già in corso non soltanto sul piano del manufacturing e del prodotto finale, ma anche in termini di nuovi modelli di mobilità (ITS, veicolo connesso e autonomous driving). Tuttavia, tra le coperture previste per il Piano Industria 4.0 viene citata la riduzione della maggiorazione del superammortamento per i veicoli ed altri mezzi di trasporto dal 140% al 120%.

“Approviamo l’impostazione del Piano, che punta a potenziare in chiave 4.0 strumenti incentivanti già in vigore e di dimostrata efficacia – commenta Aurelio Nervo, Presidente di ANFIA. Rinnoviamo, inoltre, la nostra disponibilità al dialogo con le istituzioni – nello specifico con la cabina di regia che coordinerà l’attivazione e la gestione degli strumenti previsti – e al coinvolgimento nel progetto di implementazione del Piano, per la definizione della lista dei beni legati alla manifattura 4.0 e delle misure al contorno. Facciamo notare, tuttavia, che la riduzione al 120% della maggiorazione del superammortamento per i veicoli e altri mezzi di trasporto penalizza ingiustamente solo questa categoria di beni strumentali, a cui è stato riservato un trattamento non paritario nell’ambito di una politica di ammodernamento delle strutture produttive trasversale ai vari settori. Del superammortamento beneficiano, infatti, gli utilizzatori finali, in questo caso le imprese che impiegano i veicoli come beni strumentali d’impresa (ad esempio le imprese di autotrasporto e le PMI dotate di piccole flotte aziendali). Riteniamo che il trend di ripresa che dal 2015 caratterizza il mercato degli autoveicoli – conclude Nervo – abbia bisogno di essere sostenuto su un orizzonte temporale più lungo, attraverso misure strutturali che diano continuità al lento rinnovo del parco circolante italiano, uno dei più anziani d’Europa (il 51,7% delle autovetture circolanti in Italia, ad esempio, ha più di 10 anni, mentre gli autocarri merci e speciali con più di 10 anni superano il 60% del circolante a fine 2015). Un sostegno che, quindi, va a beneficio della sicurezza sulle strade e della riduzione dell’impatto ambientale della circolazione, in linea con gli ambiziosi obiettivi ambientali fissati dai regolamenti comunitari”.

 

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