Emergenza clima: l’impegno dei produttori di pneumatici negli USA

In una dichiarazione rilasciata il 29 dicembre 2015, i responsabili dei cinque maggiori produttori di pneumatici del Nord America hanno chiesto che il governo degli Stati Uniti non solo si attenga agli impegni assunti negli ultimi colloqui di Parigi sul cambiamento climatico, ma “utilizzi la sua potenza economica per guidare un rafforzato impegno nel tempo e tracci la linea da seguire per tutti gli altri paesi del mondo.”

La dichiarazione non è stata emesso da nessuna società in particolare o dalla Rubber Manufacturer Association, ma è stato firmato da Gary Garfield, CEO e presidente di Bridgestone Americas; Pete Selleck, chairman e presidente di Michelin North America; Pierluigi Dinelli, presidente e amministratore delegato di Pirelli Tyre North America; James Falco, presidente di Toyo Tire Holdings of Americas e Takaharu Fushimi, CEO e presidente di Yokohama Tire Corp.

Secondo Tire Review, l’origine della dichiarazione “sorprendente” non è chiara. La dichiarazione non compare sul sito web RMA, e tre dei suoi attuali otto membri – Continental Tire the Americas, Cooper Tire & Rubber e Goodyear Tire & Rubber – mancano come firmatari.

Nella dichiarazione si legge:

“Come dirigenti di grandi società multinazionali di pneumatici, ci rendiamo conto che il cambiamento climatico presenta un rischio enorme che deve essere gestito. La stragrande maggioranza degli scienziati del clima – stimata al 97% dalla NASA – concordano sul fatto che il cambiamento climatico è reale, immediato, e in gran parte causato dalle attività umane.

Secondo la National Academy of Sciences, il nostro clima si sta già riscaldando, e continuando con le emissioni attuali riscalderà il nostro pianeta da 4 a 8 gradi Fahrenheit nel prossimo secolo. Il consenso scientifico mette in guardia contro una raffica di tragedie, dalla riduzione di cibo e acqua, agli eventi climatici estremi, agli aumenti di malattie e di altri disastri, poiché il delicato equilibrio del pianeta Terra è alterato per sempre. Mentre Citibank ha recentemente stimato che il costo del cambiamento climatico è pari a più di 40.000 miliardi di dollari, ancora più importante è la parola chiave – per sempre. Noi probabilmente non saremo mai in grado di tornare a come è la nostra Terra oggi.

L’equazione di gestione del rischio è sia chiara che impellente. Parlando di una grande azienda, se il 97% degli esperti ha avvertito che se non saranno prese delle contromisure ci potrebbe essere un rischio significativo di grandi esplosioni negli impianti di produzione, l’amministratore delegato dovrebbe essere costretto ad agire. Se la strategia si limitasse a sperare che gli esperti si sbaglino e, successivamente, le esplosioni si sono verificate, il direttore generale dovrebbe perdere il lavoro e potrebbe, a seconda del risultato, affrontare conseguenze legali disastrose.

Il cambiamento climatico non è diverso. Se non agiamo ora e la scienza si dimostra esatta, avremo perso delle opportunità di gestire il rischio. Non fare nulla o fare molto poco significa scommettere che la maggior parte degli scienziati del mondo si sbagli. Si tratta di una scommessa tutto o niente con l’unico pianeta che abbiamo, una scommessa che nessuna persona sensata farebbe. Ci auguriamo che la comunità scientifica si stia semplicemente sbagliando, ma la speranza non è una strategia. L’unica risposta razionale è quella di gestire il rischio.

Molte aziende si sono espresse a favore di un’azione seria per combattere i cambiamenti climatici – tra cui Goldman Sachs, Coca-Cola, General Motors, Apple, Google, e Wal-Mart. Trecento e sessantacinque società hanno firmato una lettera di sostegno al regolamento Clean Power Plan dell’EPA. Forse ancora più eloquente, sei compagnie petrolifere importanti, tra cui Shell e BP, si sono fatte avanti e hanno riconosciuto il cambiamento climatico come realtà e a causa umana, e hanno sollecitato l’adozione di un prezzo sulle emissioni di carbonio. Noi, come produttori di pneumatici, facciamo lo stesso.

Mentre le nostre aziende stanno facendo progressi significativi nel ridurre le nostre emissioni di carbonio e continueranno a guidare i miglioramenti, ci deve essere un ben più grande quadro normativo coordinato e investimenti in tecnologie verdi, se il rischio deve essere gestito in modo efficace. Anche se siamo relativamente grandi imprese, rispetto all’intero quadro siamo troppo piccoli per spostare l’ago.

Gli accordi presi durante la recente conferenza di Parigi sono un passo lodevole. Gli Stati Uniti hanno inviato un forte segnale attraverso la definizione di ambiziosi ma raggiungibili obiettivi di riduzione delle emissioni, dimostrando leadership a Parigi. Chiediamo che gli Stati Uniti ora non solo si attengano ai propri impegni, ma anche utilizzino la propria potenza economica per guidare un rafforzato impegno nel tempo e si impegnino a guidate altri paesi in tutto il mondo, mediante l’attuazione di un quadro di informazione trasparente per garantire che le nazioni rispettino i loro impegni. Inoltre, gli Stati Uniti dovrebbero adottare politiche e regolamenti adeguati, compresa l’istituzione di un meccanismo di tariffazione del carbonio, per creare condizioni di parità e investire nello sviluppo delle energie pulite di domani.

Se la scienza ha ragione, e noi non agiamo, come possiamo giustificarci con le generazioni future? Al contrario, se gli Stati Uniti, come uno dei paesi leader e più geniali del mondo, scatena il suo pieno potenziale – come ha fatto superando altre grandi sfide del passato – ha l’opportunità di produrre enormi vantaggi tecnologici ed economici a lungo termine. Ancora più importante, potrebbe essere la forza motrice necessaria ad evitare il grande danno economico, sociale e umano del cambiamento climatico previsto dagli esperti di tutto il mondo. Sarebbe un risultato degno per ogni generazione di americani.”

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