Quasi il 50% dei gommisti ha ancora ruote a magazzino invendibili sul mercato italiano

Il Decreto Ruote è entrato in vigore proprio oggi e, tra i dubbi che attanagliavano il settore, uno dei principali era cosa fare delle ruote non omologate che i gommisti ancora avevano in magazzino. Il Ministero dei Trasporti, a gennaio 2015, aveva concesso una deroga per vendere le ruote di alcuni produttori selezionati, ma questo non vuol dire che siano state tutte effettivamente vendute. Il sondaggio di PneusNews voleva proprio capire se i gommisti hanno completato lo smaltimento, oppure se ci sono delle ruote che non sono riusciti a piazzare che, come ha suggerito Assoruote nell’intervista rilasciata in occasione della realizzazione del focus on Decreto Ruote, andranno vendute all’estero.
Ebbene, su 132 voti, ben il 42% dei votanti afferma che ordina sul venduto, non facendo scorte e, quindi, senza nessun problema causato dall’introduzione del decreto. Chi invece aveva dei cerchi a magazzino ma è riuscito a vendere tutto è solo l’8% dei votanti (10 voti). Se a questi aggiungiamo i 15 voti, pari all’11% del totale, che affermano di non trattare ruote, arriviamo a 81 voti, ovvero il 61,4%, che non avrà, per diverse ragioni, difficoltà a partire da quest’oggi, primo ottobre 2015.
Ma non per tutti son rose e fiori. Il 20% dei gommisti che ha votato, uno su cinque, afferma di avere ancora ruote a magazzino, anche se poche, mentre il 18%, quindi un altro gommista su cinque, afferma di averne ancora molte. Sommando queste due ultime cifre arriviamo a ben al 38,6% dei votanti, un numero sicuramente rilevante. Come anticipato, chi ha tuttora ruote non omologate a magazzino sarà obbligato a venderle all’estero e sicuramente non sarà felice. È il caso, per esempio, di Franco, che commenta: “Francamente credo che sia una trovata di alcune corporazioni questo discorso delle omologazioni sulle ruote. Non mi è mai capitato di vedere cerchi che abbiamo dato problemi in 40 anni, se non degli originali BMW, che si sono aperti in due a causa di un urto in una buca.”
In un solo commento, Franco fa riferimento a diversi temi sicuramente interessanti e degni di commento. Il primo, quello delle lobby: diverse aziende italiane, soprattutto le piccole che non possono permettersi gli alti costi necessari per omologare una ruota, hanno visto questa iniziativa come “cartello”. Il secondo tema, legato al primo, è quello della sicurezza: Franco afferma, infatti, di non aver mai visto una ruota rotta, se non proprio una originale. Il Ministero ha, al contrario, creato questo decreto proprio pensando in primis alla sicurezza.
A Franco risponde Luigi, che con lucidità afferma: “Cari Franco, le corporazioni fanno business cosa che non ha compreso il gommista “ciuccio” del settore. Prendi i produttori di pneumatici, si sono associati, Assogomma, decidono le loro politiche commerciali senza che nessuno si pesti i piedi e ottenendo leggi o direttive europee con grande facilità, perché l’unione fa la forza. Lo hanno capito alcuni anni fa anche i produttori di ruote, si sono associati in Assoruote, e lo hanno fatto principalmente per combattere le ruote di provenienza Cinese. Se in ogni provincia i gommisti si associassero potrebbero dare quel colpo di reni per raddrizzare la propria attività che oggi si trova al minimo storico”.

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