Ecopneus, una mission che va oltre la legge

L’attività del consorzio Ecopneus è iniziata nel settembre 2011, quando la legge sui PFU è entrata in vigore, attribuendo a produttori e importatori che immettono pneumatici sul mercato italiano la responsabilità di raccoglierne e trattarne, l’anno successivo, una pari quantità. Questo è quello che da quattro anni fa Ecopneus, per conto dei suoi circa 60 soci, tra cui i cinque fondatori, e in questo tempo ha ormai gestito quasi 1 milione di tonnellate di PFU. Per la precisione questo traguardo, sicuramente da celebrare, verrà tagliato quest’estate, ma alla fine del 2014 la quota era già 865.527 tonnellate. Questo significa, per tutta la società italiana, una quantità enorme di gomme non abbandonate in discariche, non utilizzate per incenerimento generico e non oggetto di attività losche, come spesso accade nella gestione dei rifiuti. E gli interventi non sono stati solo presso i gommisti e i centri di generazione di PFU, ma anche – soprattutto a Napoli e Caserta – negli stock storici. Ecopneus ha raccolto ben 60.000 tonnellate di gomme usate che giacevano sul territorio abbandonate in discariche e che, se si fossero incendiate, sarebbero state delle vere proprie bombe.

“Quello che fa Ecopneus – ha dichiarato il direttore Giovanni Corbetta – va oltre gli obblighi di legge, e questo deriva da un mandato molto forte e chiaro da parte degli amministratori, che hanno voluto realizzare un sistema imperniato sull’etica. Ecopneus, che è un soggetto senza fini di lucro, ha alzato l’asticella dal rispetto delle leggi nazionali ad un comportamento che sia di esempio nel trattamento dei rifiuti e che abbia anche una funzione sociale”. “Ma non solo, – continua Corbetta –abbiamo anche un mandato particolare, in quanto le leggi europee chiedono di favorire e massimizzare la trasformazione in materia prima seconda, rispetto all’altra possibilità di uso dei PFU, che è il recupero energetico (i pneumatici sono un ottimo combustibile, con  un potere calorifico pari a quello del carbone)”.

Da qui nascono il grano e il polverino da PFU, che possono essere trasformati e diventare nuovamente una materia prima per costruire campi sportivi, manufatti per antinfortunistica, ma soprattutto strade. Miscelando il polverino e il bitume si ottiene infatti un manto elastico che dimezza la rumorosità sulle strade, abbassandola di 5-6 decibel. Non solo, anche la vita della strada si allunga considerevolmente e arriva a raddoppiare o anche triplicare. Il grip, infine, è maggiore rispetto all’asfalto tradizionale e il manto stradale è più drenante.

Partecipare alle fiere fa parte dell’attività di comunicazione e sensibilizzazione che Ecopneus cura da sempre e anche in occasione di Autopromotec 2015 il consorzio è riuscito a creare uno spazio di accoglienza e di comprensione delle non sempre facili tematiche nascoste nella “vita oltre la vita” dei pneumatici. Nello stand del padiglione 20, infatti, era stata allestita, oltre ai numerosi pannelli informativi, una sorta di camera oscura dove era possibile, tramite particolari tecnologie audio-visive, avere la percezione dei benefici dell’uso del polverino da PFU negli asfalti delle strade.

Nonostante i numerosi vantaggi a parità di costo, tuttavia, i tratti di strada che utilizzano il polverino da PFU sono in Italia ancora molto pochi (250 km). “La quantità di recupero della materia prima è ancora piuttosto bassa, attorno al 35-36%, perché in alcune zone del mercato non esiste ancora il mercato per l’impiego finale e quindi la commercializzazione del polverino è difficile”, spiega il direttore di Ecopneus. “Anche per questo lavoriamo molto nella comunicazione e cerchiamo di proporre quelli che sono ormai dei prodotti e delle soluzioni applicabili ed efficaci”.

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