ANFIA: 2014, anno di svolta per la filiera dell’auto

È stata presentata la nuova edizione dell’Osservatorio sulla filiera autoveicolare italiana realizzata dalla Camera di commercio di Torino, in collaborazione con l’ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica e la Camera di commercio di Modena. La ricerca, curata da Step Ricerche srl, si è basata su 681 questionari compilati da imprese della filiera autoveicolare nazionale nel corso del mese di gennaio 2015 e dall’analisi di quasi 1.600 bilanci delle società del settore. “Dopo sette anni di crisi, finalmente la filiera dell’auto riprende la corsa: il fatturato italiano 2014 si attesta, infatti, a 40 miliardi, con una crescita del 3,6% rispetto al 2013” – ha osservato Vincenzo llotte, Presidente della Camera di commercio di Torino –“Il Piemonte, che da solo ospita il 37% delle imprese della filiera, raggiunge i 19 miliardi di fatturato, con un incremento leggermente inferiore (+3,2%), ma che sicuramente ridà fiato a tutto il comparto. Buone anche le prospettive per il 2015, sia nei dati delle immatricolazioni (Italia +12%), sia nelle previsioni dei nostri imprenditori, con un saldo positivo tra ottimisti e pessimisti”.

“La componentistica italiana ha attraversato la crisi a testa alta grazie all’alto fattore di innovazione e di qualità dei prodotti e dei processi delle nostre imprese, capaci di mettere a frutto nei mercati esteri le proprie strategie di sviluppo” – ha commentato Aurelio Nervo, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA – “Nel 2014, l’export della componentistica si è assestato sui livelli del 2013, a 19,3 miliardi di Euro, valore già superiore ai livelli pre-crisi. Nel 2015, le imprese esportatrici potranno avvantaggiarsi del deprezzamento dell’Euro sul dollaro e del crollo dei prezzi del petrolio. In Italia, il comparto chiede alle istituzioni il sostegno all’export e all’internazionalizzazione e un accesso diffuso a strumenti automatici di supporto all’innovazione”.

Il contesto internazionale 2014/2015

Immatricolazioni Il 2014 è stato un buon anno per il settore autoveicolare. Negli Stati Uniti le immatricolazioni sono aumentate del 6%, superando i livelli del 2007 e lasciando definitivamente alle spalle la crisi. L’America centrale e del Sud accusano una riduzione dell’11%, con quasi 700 mila veicoli in meno, in particolare dovuti alla contrazione dell’Argentina (-36%) e del Brasile (-7%). L’Asia registra un +5%, con la crescita di Cina (7%) e Giappone (3,5%), e il calo dell’India (-2%).

Ma la vera novità del 2014, dopo 7 anni di calo, è la ripresa del mercato autoveicolare dell’Europa occidentale (EU15+EFTA), che fa segnare un incremento delle immatricolazioni pari al+5,1% rispetto all’anno precedente, anche se si è ancora lontani dal 2007, anno di picco massimo. Questo dato non include però la Russia, penalizzata dalla crisi economica, con un calo delle immatricolazioni pari al 15%. Tornano a crescere anche in Italia (+5,1%). I primi due mesi del 2015 evidenziano ancora un trend positivo delle immatricolazioni in Europa e anche per l’Italia (+12%).

Produzione Il 2014 è stato un anno favorevole per tutti i costruttori europei. Volkswagen è salita del 10% sul 2013, così come il gruppo Mercedes–Benz; Renault Nissan sale dell’8% (anche per il boom del brand low cost Dacia) e la stessa FCA con 4,7 milioni di autoveicoli prodotti nel mondo (4,3 nel 2013) è cresciuta del 9%: l’obiettivo dei 5 milioni di auto è quasi raggiunto. In generale il volume della produzione industriale italiana è cresciuto dell’8,3% per gli autoveicoli ed è rimasto pressoché stabile per quanto riguarda i componenti (+0,5%).

Osservatorio della filiera autoveicolare italiana: tutti i dati 2014

Quest’anno l’indagine si è basata su:

– 681 questionari compilati on line nel mese di gennaio 2015 direttamente dalle imprese della filiera automotive italiana

– un’indagine su 1.563 bilanci delle maggiori società di capitali censite dall’Osservatorio dai quali sono stati estratti i ricavi 2013 e i pesi del campione.

La filiera si compone di engineering & design (E&D), specialisti, OEM (modulisti/sistemisti), subfornitori.

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Il fatturato complessivo dell’industria ha superato i 40 miliardi (40,02 miliardi) e gli addetti stimati sono risultati 165 mila. Dopo la variazione negativa del 2012 (-9,2%), la filiera autoveicolare italiana è tornata a crescere sia nel 2013 (+1,8%), sia nel 2014 (+3,6%). In Piemonte, regione che si conferma essere la più specializzata del comparto in Italia, con 932 aziende e 19 miliardi di fatturato complessivo, la crescita nel 2014 è del 3,2% (2,2% nel 2013).

Cattura2All’interno dei diversi “mestieri” in cui la filiera piemontese è articolata, il comparto dell’engineering ha la crescita maggiore (+5,9%), il che avviene sempre all’inizio di ogni nuova fase espansiva, quando è massimo l’investimento delle imprese sia nell’ingegneria di processo che in quella di prodotto. Segue il comparto dei piccoli fornitori (+4,1%), che nel 2012 fu quello più colpito della crisi e che la ripresa degli ordini dei clienti tradizionali sta riportando a livelli produttivi migliori. Si consideri che in Piemonte il 74% delle imprese dichiara che la ripresa è frutto proprio della ripresa degli ordini ricevuti dai clienti storici. Il 29,8 per cento delle imprese la attribuisce alla diversificazione settoriale; segue la nuova clientela estera, che è importante per il 20,9 per cento delle imprese subalpine.

Export e nuovi mercati

Una parte sostanziale delle imprese (72% del campione) ha ormai varcato i confini nazionali per vendere i propri prodotti all’estero, anche se nel 2014 il 17% degli esportatori ha visto diminuire questo flusso di affari. Tale tendenza è dimostrata anche dai dati Istat che mostrano un calo delle esportazioni nel 2014 pari a -0,2% per l’Italia (19,3 miliardi di euro il valore totale) e del -4% per il Piemonte (7,2 miliardi).

Tornando al campione dell’Osservatorio, sono i mercati extra UE ad interessare maggiormente le imprese della filiera: il 37% delle destinazioni dell’export è fuori dall’Ue. E delle 32 operazioni di apertura di stabilimenti all’estero da parte delle imprese intervistate, solo 3 figurano in Europa occidentale, mentre ben 29 sono localizzate in mercati lontani (di cui 8 in Cina, 3 in India e 3 in Uzbekistan).

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Dipendenza da Fiat

Il 60% delle imprese ha FCA tra i suoi clienti, ma guardando ai fatturati la quota media del gruppo FCA sui ricavi è passata in Italia dal 41% al 29%; in Piemonte passa dal 46% al 32%. È aumentata, infatti, la diversificazione dei portafogli delle imprese, dal momento che FCA rappresenta più del 50% delle vendite solo per il 24% del campione.

Uno sguardo al 2015

La ripresa in atto ha avuto ripercussioni positive anche sul sentiment del campione intervistato: in Italia e in Piemonte gli ottimisti sono l’84%, i pessimisti il 16%. Valori migliori si registrano in provincia di Modena (87% e 13%). Fra le ragioni dell’ottimismo, al primo posto viene indicata la ripresa dei clienti storici (il 78%), seguita dalla diversificazione del settore (il 30%) e da nuovi clienti all’estero (il 16%).

Nuove linee di sviluppo

ll 62% del campione (63% in Piemonte) investe in R&D. L’investimento superiore al 5% del fatturato riguarda il 60% dei E&D e il 40% degli specialisti. L’innovazione è una delle principali leve competitive già nel mercato di oggi, senza dover aspettare l’auto del futuro, anche se la filiera italiana continua a tenere saldamente i piedi per terra e, per ora, conta principalmente sulla sua qualità (63,2%) e sull’affidabilità delle consegne (41,1%).

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La filiera italiana sta comunque lavorando intensamente sull’auto del futuro, la “smart&clean”, ossia l’auto più leggera, con più capacità di intrattenimento a bordo e capace di compiere scelte in autonomia: si tratta di un tema di investimento già oggi per il 40% delle imprese (45% in Piemonte). Il comparto più coinvolto dall’auto del futuro è quello degli OEM, con il 70% di operatori che stanno già investendo, seguito dagli specialisti (51%) e dagli E&D con il (50%). Più indietro, ma non assenti, i subfornitori (28%).

Innovazione di prodotto, di processo, ma ancora poca innovazione finanziaria, sia in Italia che in Piemonte

Le fonti finanziarie fondamentali delle imprese della filiera sono tradizionali e si tratta dell’autofinanziamento (55%) e della banca “di casa”, quella storica dell’impresa (68%). In tutto il campione è stato censito un solo caso di emissione di minibond e nessun caso di intenzione di accesso ai mercati di Borsa, anche se a bassi requisiti come il Marché Libre francese. Si tratta di un gap da considerare nel confronto con i partner esteri, perché la limitata innovazione finanziaria spesso si accompagna con una limitata accessibilità del capitale di sviluppo, allorché questo diventa importante per la crescita dell’impresa su nuovi mercati o con nuovi prodotti.

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