Jean Todt parla della Formula E

Il presidente della FIA Jean Todt è considerato il padre del nuovo campionato per monoposto elettriche gommate Michelin, che ha preso il via questo weekend a Pechino. Prima del debutto di questo nuovo campionato, il presidente ha parlato della filosofia che si trova dietro la serie e delle sue speranze per il futuro.

Può spiegare l’ispirazione che ha guidato la creazione di un campionato per monoposto completamente elettriche?

Il mondo sta cambiando e, come guida del motorsport, abbiamo la responsabilità di tenere il passo con questi cambiamenti. Il legame tra mobilità quotidiana e le corse è molto importante.

Ho pensato che fosse importante avere una visione delle nuove tecnologie per lo sviluppo dell’industria motoristica e per questo abbiamo cambiato le regole in Formula 1 ed è per questo che abbiamo sostenuto i nuovi regolamenti nel Campionato Mondiale Endurance. E poi è arrivata l’idea di creare uno specifico campionato basato sulla tecnologia elettrica. Moltissime persone si sono dimostrate entusiaste di questa idea.

Per me, l’auto elettrica è davvero il futuro dell’automobilismo nelle città. Ed è per questo che gareggiamo nelle città. Si tratta di un nuovo approccio e di un nuovo prodotto.

Alejandro Agag è un ragazzo dinamico, entusiasta, e dispone di una buona rete, quindi lui è il promotore ideale, ed è così che è iniziato tutto. Ovunque vado, la gente mi parla della Formula E con grande entusiasmo e grande impegno. Vedere le città coinvolte in questo progetto è semplicemente incredibile. Anche l’entusiasmo di tutti è molto bello, in ogni categoria: media, nuovi media, tv, sponsor, città, team, produttori, fornitori. Ma l’esame finale sarà la prima gara a Pechino. Abbiamo creato aspettative molto elevate e nella vita se si crea aspettative non bisogna deludere. Ecco, adesso siamo a questo punto.

Come farete a sapere se l’evento di Pechino sarà un successo?

Posso solo parlare di aspettative. Non posso ovviamente parlare di successo, ora. Abbiamo bisogno di vedere la prima gara. Sarò a Pechino e spero di vedere una folla entusiasta di tifosi e una gara entusiasmante sul circuito.

Dove sarà la Formula E tra tre, cinque e dieci anni?

La Formula E è solo all’inizio, ed è necessario esaminare attentamente la prima stagione per vedere cosa funziona e cosa non funziona. Quando guadagnerà popolarità e aumenteranno gli eventi in calendario, nuovi team e nuovi produttori saranno cruciali. Crediamo di aver creato un framework per sostenere l’evoluzione positiva della serie nel corso dei prossimi anni, in particolare con l’apertura graduale della concorrenza tra i fornitori di motori e batterie.

Vede un possibile trasferimento di tecnologia dalla Formula E ad altri campionati FIA?

Possiamo aspettarci lo sviluppo di batterie, tecnologie legate al motore e miglioramenti nella sicurezza che possono essere trasferiti ad altre serie come la F1, il WEC, ecc. C’è sempre qualcosa da imparare tra un campionato e l’altro. Per esempio, quello che genera costi altissimi è lo sviluppo aerodinamico e in Formula E questo è abbastanza limitato, che credo sia una buona cosa, perché qualche volta si vede quanto sia complicata l’aerodinamica su una macchina. In Formula 1, con tutte le piccole alette che richiede un’auto, sono necessarie ore e ore di test in galleria del vento. Quindi direi di provare a sviluppare quello che può essere trasferito ad una city car.

Come entra la Formula E nella scena del motorsport? Oppure è completamente separata dal resto delle attività motoristiche?

Si potrebbe dire che la FE è più una serie a sé, piuttosto che un nuovo segmento incluso nelle attività in monoposto. Tuttavia, apre percorsi di carriera per piloti con diversi background, e ha già attirato sia giovani talenti che piloti esperti.

Per me è una categoria basata su due aspetti principali: la monoposto elettrica e la città. Penso che l’interesse per questa categoria sia perché assomiglia ad un circo: tutto si svolge in 24 ore. Il giorno prima c’è solamente una città normale, il giorno dopo si ha la corsa e il giorno dopo ancora si torna alla normalità fino all’anno successivo.

La serie ha la capacità di raggiungere un pubblico totalmente nuovo. Penso che sia affascinante da vedere. Lo strumento del FanBoost – un sistema che permette ai fan di votare quale pilota ha la possibilità di avere più potenza durante la gara – crea un legame tra il fan, il team e il pilota.

Alcuni appassionati trovano FanBoost controverso. Come si fa a bilanciare il coinvolgimento con la competizione pura?

Ogni squadra ed ogni pilota deve dare ai suoi fan il massimo sostegno possibile, quindi penso che sia una nuova iniziativa interessante, che non credo danneggi il risultato finale. Spero davvero che questa sia una categoria che permetta il contatto tra i piloti e i tifosi: la gente ama avere relazioni con i piloti. Questo si vede nelle gare di durata, in cui si ha più accesso al paddock e mi piace molto una cosa di questo tipo, si consente alle persone di conoscere il proprio eroe, essere più vicini alla squadra preferita. Quindi penso che questo crei un legame familiare tra il fan e il team.

Ci sono due piloti di sesso femminile nella serie. Questo si adatta bene alla campagna nel Motorsport a favore delle donne. Avendo donne coinvolte in qualsiasi tipo di motorsport, penso che sia grandioso e con la loro presenza stiamo incoraggiando il sesso femminile a farsi coinvolgere a tutti i livelli nel motorsport. La mancanza di rumore è in realtà un richiamo per alcune fan di sesso femminile.

Sarà interessante perché, essendo uno spettacolo con un po’di musica per l’intrattenimento, penso che sia una grande sfida. Si tratta di un nuovo spettacolo, uno spettacolo sportivo. E’ come un cocktail. Bisogna assicurarsi che tutti gli ingredienti stiano bene insieme e devo dire che la qualità del rapporto tra il promotore, l’organo di governo e tutte le squadre è piuttosto incoraggiante.

Un’altra caratteristica unica della serie è il progetto di lasciare un’eredità duratura alle spalle. Cosa pensa a riguardo?

Si possono incoraggiare le persone ad adottare nuove tecnologie. Al momento 75 milioni di automobili sono vendute in tutto il mondo ogni anno e solo l’1% è spinta da una nuova forma di energia, come l’elettricità. E’ meno di un milione di vetture, ma penso che possiamo svolgere un ruolo importante nel promuovere l’uso di auto elettriche in città.

In che modo può la Formula E aiutare la campagna per la sicurezza stradale?

Ogni singola categoria del motorsport deve contribuire alla sicurezza stradale. Nel corso degli ultimi decenni la comunità delle corse automobilistiche ha fatto molto per quanto riguarda la sicurezza e l’educazione stradale. Non si può entrare in una macchina da corsa senza mettere una cintura di sicurezza, senza mettere un casco, così lo stesso vale sulla strada.

Per me un pilota deve essere un ambasciatore. Ha una voce forte. Se lui dice che non potrà mai utilizzare un telefono o inviare un SMS mentre è alla guida, la gente lo ascolterà più di ogni altro messaggio istituzionale. Per la FIA è abbastanza chiaro. Se un pilota dice di andare più forte possibile per sfruttare il limite dell’auto in pista, ma quando veste i panni del cittadino normale su strada invece afferma di rispettare il limite di velocità, questo è un messaggio molto forte. Sono eroi per i giovani. Per me ogni campione ha la responsabilità di essere un ambasciatore.

Sarà a Pechino?

Sì, e tutti i membri del World Motor Sport Council della FIA verranno, perché avremo una riunione a Pechino. Per me la prima gara è un’occasione molto importante. Si tratta di un nuovo campionato. E non sono cose che accadono molto spesso. L’ultimo è stato il Campionato Mondiale Endurance, ma che era rinato, non si trattava di un nuovo campionato partito da zero. La Formula E è un grande passo nella storia del motorsport e dello sviluppo di nuove tecnologie.

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