La Wto conferma i dazi doganali USA sui pneumatici cinesi

Gli Stati Uniti hanno agito nel rispetto delle regole del commercio internazionale quando, nel settembre 2009, hanno imposto misure protezionistiche applicando tariffe doganali fino al 35% sull’importazione di pneumatici cinesi per auto e trasporto leggero. Questo è quanto ha deliberato l’Organizzazione per il commercio mondiale nel corso della preparazione di una riunione che si tiene oggi a Washington tra i rappresentanti americani e cinesi della WTO per discutere una serie di temi cruciali sulle relazioni commerciali tra i due paesi, tra cui il rispetto della proprietà intellettuale americana.

La questione della correttezza dei dazi imposti dagli Stati Uniti era stata posta nuovamente sul tavolo da Pechino, che aveva presentato un ricorso quando, lo scorso ottobre, la Wto aveva ufficialmente dichiarato legittime le misure adottate dal governo americano, pur rilevando la non corretta applicazione di alcune regole commerciali.

“E’ una vittoria importante per gli Stati Uniti e in particolare per i lavoratori e per l’economia americana” ha dichiarato Ron Kirk, rappresentante del commercio USA. “Noi abbiamo sempre sostenuto che le nostre imposizioni tariffarie sui pneumatici cinesi erano coerenti con i vincoli previsti dalla Wto. E’ importante che la commissione Wto ci abbia dato ragione, su tutti i fronti.”

Le tariffe doganali, stabilite per evitare effetti distorsivi del mercato e il rischio di un eccesso di importazioni dalla Cina, prevedono tre scalini di applicazione con percentuali che vanno a scendere: nel settembre 2009 il dazio imposto sulle gomme importate in USA dalla Cina era del 35%, dopo un anno è stato abbassato al 30% e nel settembre 2011 verrà ulteriormente ribassato al 25%.

Con buona pace del governo di Pechino, verrebbe da dire, ma invece no. In un comunicato di oggi il ministro del commercio cinese ha espresso disappunto per la decisione della Wto e profonda preoccupazione sugli effetti di questa limitazione commerciale sulle esportazioni cinesi. Per proteggere i propri interessi industriali pare quindi che la Cina abbia intenzione di appellarsi a tutti gli strumenti legali a sua disposizione. La partita resta quindi ancora aperta.

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